Bellugi e la lunga partita per la vita. Ha vinto la malattia ma lui ha conservato la dignità

Una bandiera dell’Inter e della nazionale, duro nei contrasti ma corretto: questo era Bellugi, campione nella lealtà, nella dedizione, nell’impegno, straordinario per come ha saputo affrontare la dura prova del tempo ultimo, salvaguardando la positività nella battaglia contro il male, lottatore a oltranza per la vita e la dignità.

Giuseppe Livraghi*

Un grande esempio non solo di sportività, ma anche di correttezza, signorilità e forza d’animo. Il suo nome era Mauro Bellugi. Una morte straziante la sua, avvenuta il 20 febbraio. Commovente e forte anche nella malattia: per la fiducia che aveva nella vita e per il coraggio mostrato nell’essere – lui – di conforto alla sua famiglia e agli amici. Una bandiera non solo in campo, dove ottenne storici successi, ma anche fuori, sempre, dovunque. Bellugi ha saputo conservare la sua straordinaria forza d’animo, trasmettere serenità a chi gli rendeva visita, aver saputo mantenere la capacità di sorridere e di fare battute anche nella sventura che stava vivendo e fronteggiando.
Nato a Buonconvento (cittadina in Provincia di Siena) il 7 febbraio 1950, il futuro nazionale si forma calcisticamente nella compagine locale, per poi compiere il grande salto nel 1967, passando alle giovanili dell’Inter, esordendo in prima squadra due anni più tardi e diventandone ben presto un titolare inamovibile. Dopo un quinquennio in maglia interista (durante il quale conquista lo scudetto nel 1970-’71, entrando anche nel “giro” azzurro, di cui fa parte dal 1972 al 1980), nel 1974 passa al Bologna, militandoci fino al 1979. Chiusa l’esperienza coi felsinei, si trasferisce al Napoli (1979-’80), per poi chiudere la carriera nella stagione 1980-’81 con la neopromossa Pistoiese (compagine all’esordio in Serie A). Appesi gli scarpini al chiodo nell’estate 1981, nell’annata 1981-’82 ricopre il ruolo di allenatore in seconda della stessa Pistoiese, per poi diventare opinionista televisivo, apprezzato per la sua indiscutibile competenza, per il suo garbo e per la sua sottile ironia.
Nel novembre 2020, l’ex difensore azzurro deve subire l’amputazione delle gambe, a causa di complicazioni dovute al COVID-19 (che va a influire su patologie pregresse): nonostante la situazione difficile, Bellugi dimostra grande forza d’animo, non lasciandosi andare allo sconforto e, anzi, incoraggiando quanti rimanevano colpiti dalla dura prova sopportata. Appunto in relazione all’amputazione delle gambe, egli stesso afferma, dimostrando grande tempra morale: «Hanno persino tagliato la gamba con la quale ho segnato contro il Borussia Mönchengladbach». La marcatura alla quale si riferisce è l’unica della sua carriera, realizzata alla compagine tedesca occidentale il 3 novembre 1971 nella gara d’andata degli ottavi di finale della Coppa dei Campioni 1971-’72, con un bellissimo destro che si insacca sotto la traversa: una sola rete, quindi, ma di pregevole fattura e segnata a un avversario rinomato. Purtroppo, la sua voglia di vivere e di non cedere allo sconforto è piegata da un’infezione, che lo porta via nella mattina del 20 febbraio 2021, pochi giorni dopo il suo settantunesimo compleanno. Mauro Bellugi, stopper irriducibile ma corretto, nonché persona di grande umanità, cordialità, forza d’animo, garbo e sottile ironia, fu un autentico esponente di quel calcio romantico che non c’è più (e che purtroppo mai tornerà).

* Giornalista appassionato di storia e di amarcord calcistico, pignolo nel ripercorrere carriere di protagonisti sui rettangoli verdi. Ama cogliere ed evidenziare soprattutto le gesta degli atleti divenuti universale simbolo di correttezza e lealtà, anche nella vita, dopo aver lasciato la scena agonistica.

Giuseppe Livraghi

MAURO BELLUGI

Nato a Buonconvento (Siena), il 7 febbraio 1950.
Deceduto a Milano, il 20 febbraio 2021.
Squadre: a livello giovanile, ha militato nel Buonconvento e (dal 1967 al 1969) nell’Inter. In prima squadra ha vestito le maglie dell’Inter dal 1969 al 1974, del Bologna dal 1974 al 1979, del Napoli nel 1979-’80 e della Pistoiese nel 1980-’81. Inoltre, ha fatto parte del “gruppo” della Nazionale Italiana dal 1972 al 1980.
In carriera:

  • 227 partite (90 con l’Inter, 91 col Bologna, 26 col Napoli e 20 con la Pistoiese) in Serie A;
  • 48 (26 con l’Inter, 18 col Bologna e 4 col Napoli) in Coppa Italia;
  • 8 (tutte con l’Inter) e una rete in Coppa dei Campioni;
  • 2 (entrambe col Bologna) in Coppa delle Coppe;
  • 10 (6 con l’Inter e 4 col Napoli) in Coppa UEFA;
  • 7 (tutte con l’Inter) in Coppa delle Fiere;
  • 3 (tutte con l’Inter) in Coppa Anglo-Italiana, per un totale di 305 “gettoni” (140 con l’Inter, 111 col Bologna, 34 col Napoli e 20 con la Pistoiese) e una rete (con l’Inter, realizzata il 3 novembre 1971 nella sfida casalinga dell’andata degli ottavi di finale della Coppa dei Campioni 1971-’72 al cospetto dei tedesco-occidentali del Borussia Mönchengladbach, piegati per 4-2, con la marcatura che sblocca lo 0-0 iniziale opera proprio dello stopper nero-azzurro, che batte il portiere Wolfgang Kleff al 9′, con un potente destro che s’infila sotto la traversa). Componente della Nazionale Italiana dal 1972 al 1980, con all’attivo 32 presenze e le convocazioni per i Mondiali del 1974 e del 1978 e per gli Europei del 1980. Una presenza, datata 1971, anche nella Nazionale Under 21. Con l’Inter ha conquistato lo scudetto nella stagione 1970-’71. Come allenatore, è stato tecnico in seconda della Pistoiese nel 1981-’82.