“L’approvazione dell’Accordo di libero scambio tra la Svizzera e la Cina è stata una giornata nera nella storia del nostro Paese. Così come la recente pubblicazione del “macabro belato” del Consiglio federale”. Un movimento d’opinione per “per opporsi e sottrarsi a qualsiasi forma di connivenza da parte delle nostre autorità federali, fornita alla continuazione del genocidio da parte del Partito comunista cinese”.
Paolo Bernasconi*
Un “Macabro belato”. Sì, le 38 pagine del Rapporto intitolato “Cina 2021- 2024” del Consiglio Federale sono il belato dell’agnello per ingraziarsi le ricchezze di un lupo, benché sempre più sanguinario. Mi ricordo proprio bene che il Consiglio Federale fece le stesse promesse davanti all’Assemblea Federale per convincerla ad approvare l’Accordo di libero scambio tra la Cina e la Svizzera del 2014, da me combattuto invano assieme a cittadine e cittadini svizzeri di origine tibetana. Questo Accordo, su imposizione cinese, escluse le norme di protezione dei diritti umani e contro i lavori forzati. Risultato: dal Tibet non si sente più volare una mosca perché il Paese, dopo circa duecento suicidi incendiatisi in pubblico per protesta, è stato completamente circondato e silenziato.
Qualche parlamentare svizzero mi consiglia: “Lascia perdere, ormai i Tibetani verranno estinti”. In tutta la Cina vengono distrutte le chiese cristiane, le pagode e le moschee . Per le minoranze etniche dello Xinjiang, dalla promessa del “dialogo” dal 2014 ad oggi, sono stati messi in funzione centinaia di campi di concentramento, sistematica sterilizzazione forzata, sequestro di migliaia di bambini, sistematiche torture e violenze carnali, lavori forzati e deportazione. Sono proprio tutti gli atti punibili come genocidio e come crimini contro l’umanità, secondo gli articoli 264 e 264-a del Codice penale svizzero. Questo è stato il risultato del “dialogo” dal 1991 fra le autorità della Confederazione ed il Partito comunista cinese. Nelle 38 pagine governative non si cita un solo risultato positivo di questo “dialogo”. Solo pretesto servile?
Alcuni ambasciatori svizzeri a Pechino mi hanno confidato che il “dialogo” doveva tenersi in luoghi segreti senza la minima pubblicità, per pura condiscendenza verso questo “pallino” “degli Svizzeri. Paesi che condividono i nostri valori supremi, come il Canada e l’Olanda, hanno appena condannato, pubblicamente, non in segreto, il genocidio organizzato dal Partito comunista cinese, di cui parecchi responsabili sono già oggetto di recenti sanzioni degli USA e dell’Unione Europea. Per quale motivo, in questo scontro di civiltà, il Consiglio federale non segue la strada tracciata da questi Paesi di tradizione cristiana? Lo si ripete parecchie volte nel Rapporto governativo sulla “ nuova” strategia sino-elvetica: la Cina è diventato il terzo partner commerciale svizzero. Il nostro silenzio connivente è stato pagante. Già parecchie multinazionali si sono ritirate dalla Cina per non rendersi complici della continuazione del genocidio in Cina e in Tibet. L’approvazione dell’Accordo di libero scambio tra la Svizzera e la Cina è stata una giornata nera nella storia del nostro Paese Così come la recente pubblicazione del “macabro belato” del Consiglio federale.
Confido fermamente che anche qualcuno fra lettrici e lettori, e i Cantoni, i Comuni, le Scuole, le Associazioni possano schierarsi concretamente per opporsi e sottrarsi a qualsiasi forma di connivenza da parte delle nostre autorità federali, fornita alla continuazione del genocidio da parte del Partito comunista cinese. Così le Camere Federali svizzere potranno correggere questo deragliamento del Consiglio federale. Non lasciamoci più corrompere dal Partito degli Affari!
*Avvocato, 77 anni, è stato per vent’anni Procuratore pubblico nel Ticino, poi per 30 docente all’Università di San Gallo. Ha legato il suo nome a diversi processi epocali: da quello della Texon-Credito Svizzero a Chiasso (con una voragine di 1,8 miliardi di franchi sottratti al fisco) a quello della Pizza Connection su un traffico internazionale di droga (con un importo esatto mai stabilito e comunque superiore ai 20 milioni). Un altro processo storico fu quello contro una clinica privata a Lugano per maltrattamenti dei pazienti.
Con altri avvocati, Bernasconi ha varato un pronto soccorso giuridico per rifugiati, campo in cui è da anni molto impegnato ancora oggi, così come è attivo con Amnesty International e la Croce Rossa internazionale per la tutela dei diritti umani. Come avvocato ha assunto la difesa soprattutto di vittime di reati finanziari.