Ritratto di un calciatore che è stato una bandiera del Bastia, distinguendosi per impegno e tecnica, educazione e rispetto di tutti, compagni e avversari, in campo e fuori. Fedele alla sua squadra per ben 15 memorabili stagioni. Stroncato da un aneurisma a soli 46 anni.
Giuseppe Livraghi*
Un grande esempio di correttezza e di sportività, nonché di attaccamento alla propria terra. Il protagonista è Claude Papi, “bandiera” del Bastia e di tutto il calcio della Corsica. Nato a Porto Vecchio il 16 aprile 1949, il centrocampista isolano cresce nelle giovanili dei “turchini” del Bastia, debuttando in prima squadra nella stagione 1967-’68. Proprio in quell’annata i bastiacci (termine che sta a Bastia come milanese sta a Milano) conquistano il salto dalla seconda alla prima divisione, consistito in una promozione (non solo sportiva) per tutta l’isola che i Greci denominarono “Kallista” (cioè “la più bella”), quella “montagna in mezzo al mare” che si ammira quando ci si reca mediante nave. Papi si mette in mostra non solo per la sua tecnica, ma anche per il suo impegno, per la sua correttezza e per la sua sportività. Mai oltre le righe, è una sorta di “leader silenzioso” dei turchini, che contribuisce a far grandi: nel 1972 raggiunge la finale di Coppa di Francia (persa al cospetto del forte Olympique Marsiglia), ma si aggiudica la successiva edizione della Supercoppa Francese (proprio contro il club marsigliese, piegato per 5-2 grazie anche a una sua rete), quindi è uno degli “alfieri” di quel Bastia terzo in campionato nel 1976-’77 e sorprendente finalista della successiva edizione della Coppa UEFA, nella quale i bastiacci fanno conoscere l’isola a tutta Europa. Un’Europa che (Italia a parte, per ovvi motivi) prima delle imprese dei turchini aveva menzione della Corsica solamente quale terra natia di Napoleone Bonaparte, senza tuttavia saperla individuare sulle mappe. Papi svetta anche per il suo non atteggiarsi a star, per la sua educazione, per il suo rispetto verso tutti (compagni e avversari) e per il suo modo composto d’esultare in occasioni delle reti. Sfumato il sogno europeo, conquista (sempre con la maglia dell’amato Bastia) la Coppa di Francia nel 1980-’81, quando gli isolani piegano per 2-1 il Saint-Étienne (a quei tempi una delle “grandi” del calcio transalpino) nella finale disputatasi il 13 giugno 1981 al “Parco dei Principi” di Parigi. Chiude la carriera nell’estate 1982, dopo ben quindici stagioni in turchino: un fedelissimo, che ha resistito alle lusinghe di club titolati quali il Nantes e i famosi Cosmos di New York. Oltre a ciò, vanta tre presenze con la Nazionale Francese, con la cui casacca disputa il Mondiale del 1978. Purtroppo, pochi mesi dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, muore il 28 gennaio 1983 a causa di un aneurisma, lasciando un ricordo indelebile. Sono a lui intitolate la Curva Nord dello stadio “Armand Cesari” di Furiani (“casa” del Bastia) e una piazza del quartiere Lupino di Bastia, nonché lo stadio della natia Porto Vecchio.
CLAUDE PAPI
Nato a Porto Vecchio (Corsica) il 16 aprile 1949.
Deceduto a Bastia (Corsica) il 28 gennaio 1983.
Squadre: Bastia (dal 1967 al 1982). In carriera, 392 presenze (e 110 reti) in prima divisione, 23 (e 5 reti) in seconda divisione, 47 (e 11 reti) in Coppa di Francia, una (e una rete) in Supercoppa Francese, una in Coppa delle Coppe, 15 (e 7 reti) in Coppa UEFA. In totale, 479 presenze e 134 reti con la maglia del Bastia. All’attivo anche 3 presenze nella Nazionale Francese, con la quale ha partecipato al Mondiale 1978, disputando la partita Francia-Ungheria 3-1, giocatasi a Mar del Plata il 10 giugno 1978, nella quale (partito titolare) è stato sostituito da Michel Platini al 46′. Col Bastia ha conquistato la promozione in prima divisione nel 1967-’68 (vincendo il campionato cadetto), la Supercoppa Francese nel 1972 e la Coppa di Francia nel 1980-’81, giungendo terzo nel campionato di prima divisione nel 1976-’77, in finale di Coppa di Francia nel 1971-’72 e in finale di Coppa UEFA nel 1977-’78.
* Giornalista appassionato di storia e di amarcord calcistico, pignolo nel ripercorrere carriere di protagonisti sui rettangoli verdi. Ama cogliere ed evidenziare soprattutto le gesta degli atleti divenuti universale simbolo di correttezza e lealtà, anche nella vita, dopo aver lasciato la scena agonistica.
