Gaetano Scirea, come si può essere campioni di valori sul campo e nella vita

In certe biografie di uomini diventati famosi si scrive che “non si sono mai presi sul serio”. C’è invece chi fa della serietà il programma mai allentato della propria esistenza. Un calciatore che è diventato l’effigie della serietà, della compostezza, del rispetto sempre verso tutti, sul campo e fuori è Gaetano Scirea. Un uomo che ha onorato lo sport e che un tragico incidente ha portato via troppo presto, lasciando un generale rimpianto per i valori che ha saputo interpretare e testimoniare.


A 31 anni da quando perse la vita drammaticamente in un incidente d’auto, il campione juventino e della nazionale resta un esempio di come si può testimoniare la lealtà.

Giuseppe Livraghi*

Quando si vuole menzionare uno sportivo esempio per i giovani (e non solo), non si può non prendere in considerazione un calciatore simbolo stesso di correttezza, classe, signorilità e cortesia: il compianto Gaetano Scirea. Nato a Cernusco sul Naviglio (hinterland di Milano) il 25 maggio 1953, Scirea inizia a giocare a calcio nel 1963 nella Serenissima San Pio X di Cinisello Balsamo, per poi approdare nel 1967 alle giovanili dell’Atalanta, fra le cui fila debutta a livello di prima squadra nel 1972: le positive prestazioni in maglia atalantina gli valgono la chiamata della Juventus, della quale diventerà una bandiera, guadagnando anche la Nazionale.
Nel suo ruolo di libero, Gaetano è prima uno dei migliori, quindi il migliore: tuttavia, non sono solamente le sue caratteristiche tecniche a far di lui quell’esempio da seguire, in quanto Scirea è un esempio morale, di grande correttezza, di come si possa essere grandi personaggi mantenendo l’umanità. La sua lealtà è universalmente riconosciuta e apprezzata: sì, anche dagli avversari, che in lui vedono un competitore forte e irriducibile, ma corretto e leale.
A dimostrazione della sua correttezza, basti ricordare che in ben sedici anni di carriera questo calciatore non subisce alcuna espulsione. La carriera, appunto: il legame con la “Vecchia Signora” dura dal 1974 al 1988, periodo nel quale colleziona innumerevoli trofei, sempre festeggiati con sobrietà e col massimo rispetto per gli avversari. Divenuto capitano dei bianco-neri nel 1983, lo rimane fino al ritiro. Quale esempio della sua signorilità, basti ricordare che il giorno in cui diventa il recordman di presenze in maglia bianconera con 529 partite disputate (poi divenute 554) superando giocatori del calibro di Giampiero Boniperti, dimostra la sua umiltà affermando: «Mi fa molto piacere essere annoverato fra questi grandi campioni».
Ovviamente è protagonista anche in Nazionale, della quale diventa uno dei “pilastri”, contribuendo all’indimenticabile trionfo nel Mondiale di Spagna del 1982 e diventandone capitano a metà anni Ottanta. Appesi gli scarpini al chiodo, consegue il tesserino di allenatore, diventando nel 1988 tecnico in seconda della Juventus, sulla cui panchina è appena giunto il suo compagno dei tempi bianconeri e azzurri Dino Zoff (proveniente da una buona esperienza alla Nazionale Olimpica, con la quale ha conquistato la qualificazione ai Giochi di Seul 1988). Il 3 settembre 1989, proprio mentre è in “missione” in Polonia per conto della “Vecchia Signora”, con l’incarico di visionare la compagine del Gornik Zabrze (avversaria dei bianconeri in Coppa UEFA), un incidente stradale lo porta via quando ha solamente 36 anni: la notizia della sua morte lascia sgomenti tutti gli italiani (e non solo), che in lui hanno riconosciuto una vera e propria icona di lealtà. Per ricordarlo e affidarlo alla memoria collettiva di un esemplare protagonista, a Gaetano Scirea vengono intitolati vari premi fair play, nonché un trofeo internazionale Allievi, appunto denominato Coppa Gaetano Scirea. Scirea, un vero e proprio diffusore sul campo e nella vita di valori come lealtà, umanità e correttezza.

Carriera e successi

GAETANO SCIREA

Nato a Cernusco sul Naviglio (Milano) il 25 maggio 1953
Deceduto a Babsk (Polonia) il 3 settembre 1989
Squadre: a livello giovanile, ha militato nella Serenissima San Pio X di Cinisello Balsamo dal 1963 al 1967 e nell’Atalanta dal 1967 al 1972; in prima squadra ha vestito le maglie dell’Atalanta dal 1972 al 1974 e della Juventus dal 1974 a fine carriera (1988). Inoltre, è stato titolare della Nazionale Italiana dal 1975 al 1986. Capitano della Juventus dal 1983 al 1988, capitano della Nazionale in dieci partite. Vanta 435 partite (58 -delle quali 38 in Serie B- con l’Atalanta e 377 con la Juventus) e 25 reti (una -in Serie B- con l’Atalanta e 24 con la Juventus) in campionato, 100 partite (12 con l’Atalanta e 88 con la Juventus) e 6 reti (una con l’Atalanta, 5 con la Juventus) in Coppa Italia, 85 presenze (tutte con la Juventus, delle quali 42 in Coppa dei Campioni, 16 in Coppa delle Coppe e 27 in Coppa UEFA) e 3 reti (una in Coppa delle Coppe e 2 in Coppa UEFA) nelle Coppe Europee, nonché (tutte con la Juventus) una presenza in Coppa Intercontinentale, una in Supercoppa Europea e due nel Torneo di Capodanno 1980. In totale, le presenze con la Juventus sono 554 (con 32 reti), che unite alle 70 (2 reti) del biennio atalantino fanno un generale di 624 presenze (con 34 reti). Le presenze nella Nazionale azzurra sono 78 (10 da capitano), con 2 reti. Con la Juventus ha conquistato 7 scudetti, 2 Coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa UEFA, una Supercoppa Europea, una Coppa Intercontinentale e un Mundialito Club (competizione non ufficiale); con la Nazionale Azzurra ha conquistato il Campionato del Mondo del 1982. Nel 2011 è stato introdotto postumo nella Hall of Fame del calcio italiano.

*Giuseppe Livraghi (all’anagrafe Giuseppe Francesco Livraghi) è un giornalista appassionato di storia e di amarcord calcistico, soprattutto per quanto riguarda le gesta degli atleti divenuti universale simbolo di correttezza e lealtà.