Il piccolo seme diventato grande albero. La gemmazione di Chennai e Madurai

Jo Locatelli e Giuseppe Zois

Ricordando la figura e l’opera di mons. Luigi Mazzetti è d’obbligo parlare dei suoi 70 anni di aiuti crescenti per la dignità e l’affrancamento di quel popolo dallo sfruttamento e dal sottosviluppo, che hanno il terreno ideale nell’ignoranza. Proprio per questo si è mobilitato per portare i contributi sempre più generosi che riusciva a convogliare verso Madras, oggi Chennai, poi estesi a Madurai. Tutto partì come nella parabola evangelica del chicco di senape che poi diventa una grande pianta. Così fu anche per l’intuizione di don Luigi, che ha allargato in continuazione i suoi orizzonti d’amore per l’India, dedicandovi – come ricapitolazione di uno dei suoi numerosi viaggi – un libro con questo titolo appunto: “Orizzonti d’amore”, realizzato con Gianni Ballabio.

Immagini dai viaggi in India


Don Luigi voleva rendersi conto di come venivano spesi i soldi che il cuore dei ticinesi destinavano a quella missione lontana 7.500 km dal Ticino. E nel tempo ha visto dilatarsi i progetti: scuole di ogni ordine e grado, laboratori, istituti agricoli, orfanotrofi, lebbrosari, poi trasformati in case di accoglienza per i malati di aids… Una fioritura di bene, una gemmazione che continua, anche perché nel frattempo don Luigi ha voluto dare solidità a questa sua lontana prospettiva ed ha costituito una Fondazione, denominata Madras-Morbio Inferiore, oggi presieduta da Brunello Perucchi, che per decenni è stato al fianco dell’arciprete di Morbio con la sua grande esperienza economico-finanziaria.
L’ultimo viaggio fatto da mons. Mazzetti in India fu nel 2007 e tutta l’avventura dei primi 60 anni è stata ripercorsa, presentata e spiegata nel libro “Scommesse del cuore”, di Jo Locatelli (foto) e Giuseppe Zois (testi). Successivamente, a rendersi conto di come s’era sviluppato tutto il quadro di interventi in India, s’era recato a Chennai e a Madurai con Brunello Perucchi il vescovo Pier Giacomo Grampa, che restò ammirato delle opere portate a termine su cantieri che si possono considerare sempre aperti. Don Mazzetti seguì quella spedizione con la preghiera, perché le forze non gli consentivano più di reggere un viaggio tanto pesante.
In questo servizio presentiamo un reportage fotografico di Jo Locatelli che per tre “reportage” visitò i luoghi dell’impegno e dello slancio del Ticino, là orientato da don Mazzetti-Perucchi, con diramazioni anche nel Kerala, a sostegno di due Seminari.


Maria Teresa di Calcutta

Memoria e gratitudine

Quel memorabile incontro con Madre Teresa a Calcutta

Tratta dal libro “Il sapore della grazia” di Jo Locatelli e Giuseppe Zois, realizzato per ricordare i 60 anni di Messa di don Mazzetti, pubblichiamo questa testimonianza su una visita fatta a Madre Teresa, oggi Santa, a Calcutta. Visse quell’esperienza indimenticabile un gruppo di fedeli ticinesi che si erano recati a Chennai e Madurai sui cantieri avviati dalla Fondazione Madras-Morbio Inferiore.

Madre Teresa di Calcutta è una figura straordinaria di dedizione alla causa degli ultimi, dei più poveri tra i poveri, di tutti gli abbandonati: dai bambini fino agli anziani, lasciati a morire nelle strade, lungo i marciapiedi delle città e delle periferie indiane. E lei stessa, questa umile suora, che s’è definita “matita nelle mani di Dio”, è un emblema di attenzione estrema agli anziani, per la cui dignità si è spesa fino all’ultimo.
Dominique Lapierre, lo scrittore autore del libro di straordinario successo “La città della gioia”, ha raccontato un episodio illuminante che ha vissuto con la moglie Dominique proprio da Madre Teresa, a Calcutta, dove aveva voluto recarsi per incontrare la piccola grande suora che incarnava ai suoi occhi la capacità degli esseri umani di portare un po’ d’amore e di giustizia ai diseredati.
Lapierre trovò Madre Teresa che stava imboccando un uomo, depositato dalla polizia davanti alla porta della sua “Casa del cuore puro”. L’uomo era coperto di piaghe e aveva appena la forza di socchiudere le labbra. Avvertendo una presenza alle sue spalle, Madre Teresa si voltò bruscamente e gli mise tra le mani il piatto e il cucchiaio, ordinandogli senza troppi giri di parole “Love him”, di continuare cioè a nutrire quell’infelice.
Chissà dove trovava quella forza, quella carica d’amore Madre Teresa: sono in molti a chiederselo. Don Luigi Mazzetti non ha dubbi sulla sorgente alla quale attingeva risorse interiori decisive la santa in sari. Lo vide molto bene e con i suoi occhi in due occasioni dei suoi dieci viaggi di solidarietà in India, dove con l’aiuto generoso dei ticinesi ha fatto fiorire giardini di speranza, di bene, di opere e di riscatto dalla povertà estrema. Come appendice ai numerosi spostamenti nel Tamil Nadu, a Madras (ora Chennai), a Madurai e nel Kerala (a Tellicherry), don Luigi volle recarsi a Calcutta, per incontrare Madre Teresa. Una terza volta ci è andato dopo la morte, a sostare sulla tomba, circondato dalle suore che ora continuano l’opera samaritana di Madre Teresa.
La giornata di Madre Teresa e delle sue suore contempla rigorosamente tre ore di adorazione eucaristica. Tre ore di ricarica interiore, di colloquio con la presenza viva e vera di Cristo: tre ore in ginocchio, in raccoglimento e in preghiera personale prima di cominciare a vivere il Vangelo sulle piaghe dei fratelli, dai bambini ai moribondi.
Madre Teresa, che era una carta geografica di rughe sul volto, non aveva dubbi su dove e come recuperare le forze per continuare, per andare avanti, per spendersi senza risparmio, donando un sorriso e una luce a chi non aveva più niente, nemmeno una mano che si stendesse su corpi nell’umiliazione dell’abbandono. Pregava, pregava moltissimo. Don Mazzetti e i pellegrini che lo accompagnavano si imbatterono in Madre Teresa che girava scalza, all’uscita da una lavanderia dove l’acqua era fredda (ed era considerata una fortuna il fatto stesso di poter disporre dell’acqua). Accolse con la semplicità degli umili, raccontò un po’ del suo vivere e dei suoi giorni, tradotta da Suor Agnese, di origini canadesi, che parlava bene il francese. Trasmetteva una carica straordinaria di serenità, di gioia. Oggi si può dire di santità. Non si perdeva in parole inutili: era una donna operativa, pratica, della concretezza. Ha testimoniato e insegnato molte virtù: lei stessa anziana, tra gli anziani morenti, ha indicato qual è la strada del rispetto, della carità assunta in prima persona.