La primavera ci apre gli occhi e ci insegna a camminare la vita con altro passo

Ogni mese dell’anno contiene un insegnamento leggibile a vista. Anche in questo tempo di pandemia che continua ad imperversare da un anno, con tutte le conseguenze in crescita e le limitazioni perduranti. “Il tempo che stiamo vivendo – ha scritto Giorgio Torelli – è comunque un magistero. Vuol dirci (e insiste) che ogni intima rifioritura è un obbligo”.

Gabriella Pezzoni Borgnis*

È ormai un anno che siamo in balia mondiale di questo orribile virus Sars-CoV-2, ora con l’aggiunta delle varianti ad appesantire preoccupazioni e paure. Viviamo condizionati dall’evoluzione di questo contagio che si sperava a termine e che invece perdura e reitera i suoi colpi aggravandoli, sia per mutevolezza che per rapidità di diffusione. Abbiamo la sensazione di trovarci in un mare fortemente mosso, con ondate che ci destabilizzano sia dal punto fisico, sia psichico, che economico. Le conseguenze si vedono e ciascuno può fare un bilancio personale. Visto come stanno andando le cose, si impone un cambiamento nel nostro approccio ai giorni.
Raffaele Morelli, noto psichiatra, psicoterapeuta, saggista, contattato dal giornalista Leopoldo Gasparro, dir. del Wall Street Italia sulla pandemia del coronavirus afferma che “la paura è più pericolosa del coronavirus. Se continuiamo con questo tasso di negatività, precipitiamo in una spirale, dentro un vortice da cui sarà sempre più difficile uscire. Ci alziamo la mattina, accendiamo la TV e da quel momento diventiamo bersagli di una serie infinita di messaggi che ci intristiscono in continuazione. Dalla TV passiamo al computer, allo smartphone, poi all’oceano di internet. È un diluvio di negatività che ci si rovescia addosso e che scateniamo anche con le nostre scelte. Se vogliamo prendere qualcosa di buono da tutto quello che accade attorno a noi, fermiamoci a riflettere su come conduciamo le nostre esistenze, valutando anche il valore che sappiamo dare alle aspettative che purtroppo, in situazioni come questa, neppure prendiamo in considerazione.
In fondo Raffaele Morelli ci fa capire che dobbiamo orientare la nostra vita in modo diverso, ciò che implica un cambiamento di mentalità. Sappiamo bene peraltro quant’è difficile mutare abitudini e comportamenti consolidati.
Quel che è certo è che ci ritroviamo immersi in un mare di crucci confinanti con l’angoscia per l’impoverimento delle nostre relazioni sociali, i nostri contatti con gli altri, per la catastrofe economica sconfinata con crisi a vasto raggio, disoccupazione in agguato, chiusure, ecc. e su tutto un bel carico di limitazioni.

Erica su roccia
Erica su roccia


Il tempo corre veloce. Siamo già con vista sulla primavera. L’arrivo del vaccino ci fa ben sperare nell’inizio di una rinascita: come persone, come comunità, come cittadini con diritto alla salvaguardia del pane quotidiano.
Ciascuno deve rimboccarsi le maniche e fare il possibile. Gandhi, che pure di temperie personali ne ha avute e non poche, ci ha insegnato che “la vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia”. Oppure, come ha scritto Vittorio Buttafava, “la vita è bella nonostante. È il nostro bene più prezioso, che dobbiamo imparare a coltivare nei suoi aspetti migliori, dandole un significato, soprattutto imparando ad accettarla nel bene e nel male, nelle piccole gioie e nei grandi dolori”.
Proprio così: dobbiamo guardare alla vita con occhi diversi, cogliendone la bellezza, quella che prima della pandemia abbiamo spesso trascurato, anche ignorato, impegnati nella quotidiana frenesia degli impegni.
Puntare sull’essenzialità e imparare a riconoscere il superfluo per farne a meno e liberarcene, a vantaggio non solo nostro. Se a poco a poco sapremo portare delle modifiche ai nostri stili di vita, spesso egoistici e con molte pretese, dati per acquisiti e quasi intoccabili, allora potremo parlare di una nostra personale e sempre auspicabile rinascita. Sull’esempio della primavera che ogni anno rinnova il suo prodigio e si riveste di nuovo a festa.

*Maestra per una vita, vive a Giumaglio. Dal 1973 e fino al 2013, per qualcosa come 40 anni, ha insegnato alle elementari di Minusio. Il suo motto: “L’intelligenza passa attraverso l’umiltà”. Nell’anno scolastico 1998-99 ha curato con la sua classe una interessante ricerca sui “ricordi di scuola”, pubblicata sul “Giornale del Popolo”. È attenta al magistero della piccola quotidianità in cui viviamo: ogni giorno possiamo imparare qualcosa per camminare la vita.

Gabriella Pezzoni Borgnis