Educazione: tutti concordano che resta la sfida decisiva per la società che va a nascere. Si è fatta più complessa oggi con i molti soggetti entrati in campo, soprattutto nella comunicazione, pensiamo soltanto all’influenza dei social. Oggi, 31gennaio, è la ricorrenza di Giovanni Bosco, il Santo che ha avuto un grande ruolo nella formazione dei giovani. Pensiamo alla svolta del suo metodo preventivo contro quello repressivo fino ad allora praticato. La sua missione continua nel mondo con la presenza capillare dei salesiani in tutti i continenti. Qui presentiamo l’opera di don Onorino Pistellato che, dopo essere stato a Lugano, è ora all’opera in Lituania.
Soffriva il freddo e l’hanno mandato in terre dove il termometro scende spesso ache sotto i 20 nei lunghi inverni; non conosceva una parola delle ostiche (quanto meno per noi) lingue dell’ex-impero sovietico, e l’hanno destinato prima in Russia a Mosca, poi in Ucraina a Leopoli, adesso in Lituania, nella regione di Telšiai, che è una cittadina con 30 mila abitanti. Questo uomo, educatore, sacerdote salesiano è don Onorino Pistellato, per tutti “don Rino”. Gli hanno affidato l’impervia missione di organizzare accoglienza, istruzione, formazione professionale sulle nuove frontiere aperte dopo la fine della cortina di ferro, con la fine di 70 anni di comunismo, di cui è icona la caduta del muro di Berlino. Con disponibilità, e con la positività che ispira la sua azione, si è messo all’opera. Ha imparato i primi rudimenti di russo ed è partito. L’avventura continua. Dopo essere stato direttore al Collegio don Bosco di Maroggia, ha dovuto guidare l’Elvetico di Lugano negli anni non facili in cui oltre all’offerta scolastica fu messo in cantiere l’ampliamento/ammodernamento dell’Istituto. Don Rino, che ha una delicatezza, una sensibilità e uno stile di non comune finezza, è uomo del fare. Concretezza, discrezione, riserbo e una forte carica di spiritualità. Sa essere esigente, ma ha nel suo repertorio le risorse preziose del rispetto, dell’attenzione, della comprensione. E le schiere di ragazzi che ha accompagnato nel cammino verso la giovinezza e poi nella maturità, capiscono quest’impronta, gli vogliono bene e gli restano grati. In vista della festa di don Bosco di quest’anno è uscito un libro di 104 pagine, intitolato Anima in viaggio, che raccoglie le “confidenze” del suo essere prete sulle orme del Santo torinese dei giovani. In questo viaggio scritto c’è la filigrana dell’animo di don Rino.

L’intervista
L’avventura di educare i ragazzi lituani, figli del mondo sovietico
Con cinque confratelli salesiani, don Onorino Pistellato lavora dal 2017 nell’istruzione, nella formazione e nell’avvio a un domani professionale di ragazzi e adolescenti a Telšiai. Sul suo impegno di educatore ha scritto un libro intitolato “Anima in viaggio”.

Don Rino, il tempo corre. Si avvicina il mezzo secolo di suo diuturno impegno in un’opera decisiva come l’educazione e formazione dei ragazzi…
Noi Salesiani ci muoviamo seguendo una scia che resta luminosa e attualissima, quella di don Bosco. La sua è una scuola sempre aperta, attiva, che s’è arricchita dell’esperienza maturata nel tempo e nel mondo. La scuola di don Bosco continua a garantire abbondanza di frutti ovunque.
Lei è sempre pronto a ripartire: Lugano, Gatchina, Leopoli, ora Telšiai…
Vivo ed esercito il ministero-apostolato negli svariati campi e incarichi attraverso i quali si incontrano e quindi si lavora con i giovani. Lo sforzo costante è quello di dare un futuro di saldezza morale al riparo dalle troppe distrazioni dell’oggi. Dobbiamo riuscire a lasciar palpitare il mistero anche in questo tempo vorticoso e frastornante.
Com’è stato l’impatto con la Lituania?
I Salesiani qui c’erano già all’inizio del 1900 e sono rimasti sino all’avvento del comunismo che costrinse i pochi rimasti alla clandestinità, mentre molti partirono per le missioni in altri Paesi. Quando la Lituania è tornata indipendente, è ricominciata la nostra presenza con attività nelle capitale, Vilnius, con una grande parrocchia e un fiorente oratorio, così come a Kaunas. Sollecitati dai vescovi, nel 2017 fu avviata la nostra presenza a Telšiai.

Che Paese ha trovato?
La Lituania è divisa in regioni etniche e amministrative. La regione in cui io mi trovo è la Zamaitia (o Samogizia), che ssignifica “terra bassa”. Si va dalle incantevoli spiagge argentate della penisola Curlandese a lussureggianti foreste, con disseminati qualcosa come 2.833 laghi, da piccolissimi ad alcuni più grandi. La cima più alta raggiunge i 250 metri. È stata l’ultima isola pagana nell’Europa: gli abitanti ricevettero il battesimo nel 1413: infatti nel 2013 sono stati celebrati i 600 anni. Capitale della mia regione è Telšiai, cittadina di circa 30 mila abitanti.
Una curiosità da suggerire a chi arriva da queste parti?
È il Paese che ha la più alta concentrazione di cicogne, considerate portatrici di buona sorte: lunghe zampe, ampia apertura d’ali. Davvero uno spettacolo vederle in volo, come pure affascinano i loro nidi…

In quanti siete impegnati nel nuovo laboratorio umano?
Il mio personale specifico incarico, provvisorio, a tempo determinato, come chiaramente dimostra la mia anagrafe, è quello di sostegno e guida della comunità. Siamo un gruppo cosmopolita. Collaborano con me un sacerdote vietnamita, uno italiano, uno argentino e uno filippino. Dal Ruanda dove si è speso per una vita è giunto un altro confratello di 80 anni.
Quali le difficoltà che incontrate?
I lituani sono figli del mondo sovietico. Restano evidenti le conseguenze del regime. Il Paese sta pian piano risorgendo, ma è una ripresa che non mette al centro il problema educativo. Qui c’è bisogno di rifare l’uomo dal di dentro. Solo puntando sull’educazione delle nuove generazioni, partendo dai giovani, dalla famiglia, dal villaggio e formando una coscienza morale e sociale potrà avvenire la vera rinascita. La Chiesa locale non manca di preti giovani ma è povera di iniziative e di attenzione per i ragazzi. Occorre ripartire dall’anima.

La comunità come vive questo tempo?
Il sistema scolastico è deficitario, gli insegnanti risentono ancora del sistema sovietico, l’aspetto amministrativo-burocratico prevale su quello pedagogico: copre sotto documenti quello che manca alla realtà e quindi dà maggior peso alla facciata. La famiglia soffre per la lontananza di uno o di tutti e due i genitori che vanno all’estero per lavorare e guadagnare. C’è poi tutta l’area del tempo libero, quello oltre la scuola, che è pure tempo da educare e qui si avverte la grande necessità dell’oratorio.
Qual è l’identikit dei bambini-ragazzi-giovani in mezzo ai quali vi prodigate?
Sono tutti molto rispettosi, salutano, non ti fanno pesare se non parli bene la loro lingua. Lasciano gli ambienti puliti, parlano poco, sono laconici e comprensibilmente – visto il recente passato – anche opportunisti: ti cercano se e quando hanno bisogno. In generale mostrano una diffusa indifferenza: non lasciano trasparire l’effetto dell’impatto che si lascia in loro. È difficile cogliere un feed-back, ci vorranno tempo e pazienza.
Giuseppe Zois