“Sono animali simpaticissimi, intelligenti e originali”, spiega lo scolaro che nel suo tempo libero dai compiti, collabora con un allevatore che pascola le capre proprio vicino alla scuola. Sa già tutto su abitudini e attenzioni da mettere in atto quando le capre sono al pascolo, o da mungere o da riportare nella stalla. Vive a Premolo, vicino a Parre, terra che ha dato molti pastori alle transumanze nei Grigioni.
Anna Carissoni
Quanti mestieri ciascuno di noi ha sognato da piccolo? Dal medico all’avvocato, dall’esploratore al cosmonauta in tempi più recenti. È abbastanza inusuale e comunque controtendenza che un bambino e poi, crescendo, il ragazzo si appassioni a fare il mestiere di capraio. Leonardo Longo, che oggi ha dieci anni e frequenta la quinta cominciò a pensarci quando, tornando dall’asilo, si fermava a guardare i capretti di un allevatore che giocavano allegramente nei prati vicini alla scuola. Adesso è determinato: vuole “studiare” da capraio e, a detta del suo “maestro”, il proprietario delle capre di prossimità scolastica, sta imparando molto bene:
“Ormai più che un allievo è un collaboratore, mi aiuta in tutte le incombenze del mestiere e io posso affidargliele perché so di potermi fidare – dice Massimo, l’allevatore -… E poi per gli animali Leonardo ha una sensibilità speciale, li capisce, è molto attento alle loro esigenze, anche coi cani ci sa fare bene….”.
Leonardo abita a Premolo, in Valle Seriana, paese vicino a Parre da dove storicamente sono sempre partiti pastori che salivano per la transumanza fino al Canton Grigioni in Svizzera. Una tradizione consolidata e che ancora resiste.
Ma perché proprio le capre?, chiedono un po’ tutti – curiosamente – al ragazzo. Puntuale e immediata la risposta.
“Sanno farsi capire e sono giocherellone”
“Perché sono simpatiche e intelligenti – risponde Leonardo senza esitazioni – perché sanno come farsi capire, perché hanno facce molto espressive, perché amano fare i dispetti e sono giocherellone… E sono tutte diverse l’una dall’altra, ognuna ha il suo carattere, i pregi, i difetti… Insomma, sono originali, basta guardarle e si capisce di che cosa hanno bisogno. Per esempio se hanno fame, belano alla grande; se hanno sete, lo vedi dalla lingua asciutta e dalla schiuma intorno alla bocca; se hanno voglia di giocare, e soprattutto i capretti ce l’hanno sempre, non ti mollano un minuto, ti stanno intorno, non ti lasciano in pace, quando mi vedono leggere, per esempio, mi tirano la giacca, cercano di mordere le pagine e di togliermi il libro dalle mani… È chiaro, vogliono la nostra compagnia, c’è la Furba che ci sta appiccicata anche quando siamo intenti a tagliare i rovi con l’accetta, incurante del fatto che potrebbe farsi male…”.
Le capre hanno tutte il loro nome: “C’è la Bruna, la Nerina, la Bianca, e poi c’è il Gino, il bèk: dopo il primo lockdown tenevo d’occhio l’orario in cui il proprietario riportava in stalla le capre per andare a salutarle … La sera poi, quando è bel tempo e le capre passano la notte nei prati qui intorno, chiamo il Gino dalla mia cameretta, prima di mettermi a dormire, e lui mi risponde belando, è il suo modo di darmi la buonanotte”.

“Il sogno di una transumanza tosta”
Adesso si avvicina un periodo di gran lavoro per l’allevatore di capre e Leonardo: a fine febbraio comincia la stagione dei parti e ci sarà molto da fare nella stalla della “Merésa ‘d sura”, in Val Dossana:
“Per assistere le bestie durante il parto non sono ancora pronto, però le altre cose che servono le so fare tutte: distribuire il fieno, montare e smontare i recinti, sorvegliare le capre al pascolo, mungere a mano… Qualcuno dice che la puzza delle capre è fastidiosa, ma a me il loro odore piace, sa di selvatico e di libertà”.
Ma i tuoi compagni cosa pensano della tua passione?
“A volte mi prendono in giro, mi sfottono un po’, ma io non me la prendo più di tanto e rispondo che loro invece sono tutti delle fotocopie, perché sono tutti uguali e fanno tutti le stesse cose…”.
Già, imparare. E con la scuola come va?
“La scuola va bene. La materia che mi piace di più è scienze, ma me la cavo anche con le altre…”
“Anche perché – spiega mamma Francesca – il patto è che se i voti non sono alti suo padre Fabio ed io non gli lasciamo tempo per le capre… Di solito però non c’è bisogno di questa minaccia, e comunque nel poco tempo libero che gli rimane Leonardo non si annoia mai: adesso si sta appassionando anche alla pirografia, come regalo di Natale ha avuto un pirografo, e sta già realizzando le targhette di legno col nome di ogni capra… Oppure si inventa altri lavoretti, aggiusta i giocattoli del fratellino Jacopo, non sta mai con le mani in mano o appiccicato a un telefonino”.
Pensando al suo futuro, Leonardo vorrebbe frequentare una scuola che gli permetta di specializzarsi nel settore dell’allevamento, e intanto nutre un grande sogno:
“Vorrei partecipare ad una transumanza, una transumanza ‘tosta’, di quelle lunghe, con tanti animali e con tante ‘ciochète’ e tanti campanacci che fanno allegria, senza doverli togliere di notte perché a qualcuno il loro suono da’ fastidio. Insieme al padrone, naturalmente, e col nostro piccolo gregge a fare da battistrada. Sarebbe davvero bellissimo”.