L’irresistibile odore dei soldi, un richiamo che fa perdere la dignità

“Pecunia non olet”, il denaro non ha odore: la frase attribuita all’imperatore Vespasiano, in risposta al figlio Tito che lo rimproverava per aver introdotto una tassa sulle latrine. Proprio perché non puzza, cresce in modo esponenziale il numero di coloro che non si fanno scrupoli di far cassetta a qualunque costo, speculando ignobilmente anche sulle catastrofi, sotterrando ogni residuo senso umanitario.

Marianna Colavolpe*

È già accaduto. Molte volte nella storia è accaduto che, nei periodi di crisi grave e durevole, mentre una parte cospicua della gente andava sempre più giù, faticando a procurarsi persino da mangiare, un’altra parte, più piccola e sommersa, andasse sempre più su nei suoi introiti. Fino ad arricchirsi e ad ampliare di molto le proprie opportunità di bel vivere. L’arricchimento in sé non è un male, e lo affermava persino San Tommaso, fatte salve l’onestà e la solidarietà di chi ben guadagna. Nulla di male, diremmo quindi, se i guadagni di queste persone fossero l’esito di lavoro corretto, rispettoso delle regole morali e legali e con qualche ricaduta positiva per tutto il tessuto sociale. Ma no. A leggere la Storia è chiaro che troppe volte chi si arricchisce in tempo di guerra, di cataclismi, di grandi epidemie, di rivolgimenti sociali, lo fa col favore delle tenebre, lucrando sulle sofferenze delle grandi masse di popolo, soffiando spesso sul fuoco per alimentare il disagio e il crollo socioeconomico su cui poi speculare.
Quanti esempi avremmo!

  • Le armi vendute da affaristi spregiudicati a chi le usa al solo scopo di martoriare innocenti popolazioni;
  • l’accaparramento illecito e poi la vendita al “mercato nero” di alimenti essenziali e persino di medicine, effettuata durante le guerre;
  • le requisizioni e le confische, il trasferimento forzoso di beni di tanti malcapitati a vantaggio di ristrette cricche.
  • E come non ricordare lo scempio della spoliazione dei beni degli ebrei deportati, accumulati nelle mani di biechi approfittatori!

Architettare profitti sulle macerie dei terremoti

Si sperava che certi episodi spregevoli, avvenuti nel passato, nel tempo in cui era più facile nascondersi e operare nell’ombra e nel silenzio, oggi, con l’occhio vigile dell’informazione mediatica e con tutti i sistemi in grado di rilevare e scoprire i comportamenti illeciti, non sarebbero stati possibili. Ma non è così, perché quella malefica genia di profittatori è sempre pronta ad ingegnarsi, quando fiuta l’odore del denaro. E allora ancora assistiamo, con disgusto, allo sfruttamento del dolore altrui, ai balletti di tristi personaggi, imbastiti sulle rovine di tanti o sulle occasioni più critiche.
Avevamo appreso con sdegno come si arricchiscano i trafficanti di uomini, ci eravamo stupiti e amareggiati quando, dopo i terremoti dell’Aquila e di Amatrice, che avevano distrutto case e vite, qualche squallido imprenditore aveva sghignazzato beffardamente, esultando al pensiero delle probabili commesse e ai grossi affari legati alla ricostruzione. Ci vuole davvero tanto cinismo per pensare a come sfruttare una situazione così tragica. Mentre ancora si cercavano i morti sotto le macerie. Vergogna!
E oggi, in piena pandemia, ci risiamo. Pensavamo che nessuno avrebbe avuto il coraggio di lucrare sulla drammatica situazione e invece c’è chi gioisce al pensiero di quanto si può “far denaro”.

Il centro di Amatrice in macerie dopo il sisma del 24 agosto 2016
Il centro di Amatrice in macerie dopo il sisma del 24 agosto 2016

Con una catastrofe globale ci siamo illusi che…

  • Ci siamo illusi che, in una crisi così difficile e pericolosa, tutti facessero la loro parte, lavorando per il bene comune senza pensare al proprio utile, senza approfittarne per illeciti arricchimenti.
  • Ci siamo illusi che di fronte alla sofferenza, all’angoscia, alla morte mostrata in tutti i suoi aspetti, anche i più strazianti, ognuno trovasse in sé quello scatto di moralità che consente all’uomo di essere solidale e leale col proprio prossimo, facendone un fine e non un mezzo delle proprie azioni.
  • Ci siamo illusi che nessuno avrebbe sporcato il lavoro e l’impegno di tante persone, di buona volontà e di grande serietà, che si adoperano per aiutare e risolvere i problemi di una società spossata dalla malattia, dalle molte privazioni, dalla paura.
  • E ci siamo illusi, mentre dai balconi risuonava quel grido di speranza: “andrà tutto bene”. Non è andata così, anche perché non tutti hanno dato il meglio di sé, e gli avvoltoi si sono alzati subito in volo.

E abbiamo visto salire vertiginosamente i prezzi dei generi alimentari, raddoppiati e triplicati mentre si svuotavano i banchi dei supermercati e alcune aziende approfittavano della forte richiesta per attuare la fredda legge di mercato sulla domanda e l’offerta, senza pensare minimamente al difficile momento che si stava attraversando.

Donna perplessa con mascherina

Ma non ci stancheremo mai di sperare

Ma perché, ci siamo chiesti, non ci sono mascherine e guanti che servono per proteggerci dalla subdola e contagiosa malattia, e quelli che si trovano dobbiamo pagarli a caro prezzo? E poi ne abbiamo capito la ragione e ci siamo accorti che anche su questo terreno si era avviato il turpe mercato, per aumentare i prezzi, per distribuire e intascare denaro, con il coinvolgimento di faccendieri adusi a traffici torbidi, se non illeciti. E si intravedono già tentativi di speculare persino sui vaccini! Allora bisogna concludere che non c’è speranza e che il germe truffaldino è sempre pronto a germogliare nell’animo umano, o che la tentazione del male, su alcuni, è sempre vincente? Noi non ci arrendiamo a questa idea; non ci stancheremo mai di sperare che ogni uomo riesca a far trionfare dentro di sé quella legge morale che gli consenta di “non fare agli altri ciò che non vorrebbe fosse fatto a lui”. E ci possono confortare le parole di Hegel, grande filosofo idealista, che ci prospetta un’umanità che, seppur passando attraverso difficili e funeste esperienze della propria storia, è in evoluzione continua e destinata ad elevarsi, migliorando sempre se stessa per arrivare fino all’affermazione della Moralità e del Bene sul Male. Ma, a quanto pare, dovremo ancora aspettare per vedere i segni di questa nuova umanità.

*Romana di nascita e veneta di adozione, laureata in Filosofia, abilitata anche all’insegnamento di pedagogia e psicologia. Tra i banchi della scuola ha lavorato con  la consapevolezza che essere docente e  guida  per tanti allievi rappresenti un  impegno di grande responsabilità  ed  entusiasmante al tempo stesso. Ha anche conseguito la specializzazione e il titolo di Storico dell’Arte e in tale veste ha collaborato con alcune Soprintendenze dei Beni Culturali, per la  catalogazione di opere  d’arte. Tra gli interessi più tenacemente  coltivati c’è il piacere della  relazione comunicativa con gli altri, che trova anche nella scrittura quale mezzo efficace per essere espressa.