Ma la gente ha ancora interesse per far politica? Questione difficile e anche di coscienza

Siamo in un tempo che per la multimedialità crescente dovrebbe favorire l’interessamento e la partecipazione alla vita politica e ad assumere qualche responsabilità. Si assiste invece ad un allentamento di passione, a una refrattarietà. In molti Comuni si fatica a trovare candidature da mettere in lista. Come sembra allontanarsi la visione che ha espresso “Lettera a una professoressa”. Che diceva: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia”.

Nicoletta Noi-Togni*

Come avvicinare le persone alla politica? Non una questione semplice e con moltissime sfaccettature. Per fare questo discorso bisogna distinguere i diversi livelli istituzionali: nazionale, cantonale, regionale, comunale; e si devono considerare i diversi momenti per non parlare dei diversi temi. Mi spiego con un esempio: nel 1993, la non elezione di Christiane Brunner nel Consiglio federale scatenò a livello nazionale un’accesa protesta da parte soprattutto delle donne. A colpire buona parte della nazione in quel momento è stata – oltre l’ingiustificata discriminazione – l’ingiustizia che si stava compiendo. L’emozione nel Paese era palpabile. Sulla scia di quest’emozione io, con una collega, istituivo seduta stante (le mie migliori azioni sono sempre state quelle fatte in fretta) un movimento femminile. Immediatamente 300 donne confluivano da tutte le parti del cantone a Coira e si iscrivevano a quello che nominavamo “Frauenplenum Graubünden”.

L’obiettivo di coinvolgere le donne

Un movimento che è stato attivo per circa 15 anni con l’obiettivo dichiarato di portare donne in politica. Infatti nelle votazioni per il Parlamento cantonale già nel 1994, le donne in Gran Consiglio passavano da 5 a 18 (su 120 membri). Un movimento vivace che non perdeva occasione per manifestarsi, quindi per parlare alla gente, ed era molto presente nei media. Ottenendo un Ufficio cantonale per la parità e portando donne nelle Commissioni, ma soprattutto sensibilizzando a questo tema l’opinione pubblica. Anche gli strumenti democratici della politica quali Iniziative, Referendum, Petizioni ecc. servono a relazionarsi con la popolazione nell’immediato della raccolta firme, delle serate d’informazione ecc. Quindi il lavoro di avvicinamento alla politica e ai temi della stessa – preferibilmente a quelli controversi – a livello nazionale e cantonale, se sorretto da un collettivo, puo’ risultare facile, interessante e pagante.

Altro discorso per lo stretto locale. Ma anche qui c’è una distinzione da fare. Nei miei ormai moltissimi anni di deputata in Gran Consiglio per il Circolo di Roveredo (circa 5000 abitanti) ho goduto di una eccezionale accettazione da parte della popolazione. Grazie anche alla continua informazione sugli accadimenti in Gran Consiglio che pubblicavo ed al fatto, molto apprezzato, dei molti interventi in Parlamento in favore di cio’ che era necessario a livello locale. Al punto che l’apprezzamento e le qualità che la gente mi riconosceva riuscivano a procurarmi oltre alla piacevolezza anche una brutta coscienza. Da rilevare che in politica c’è una specie di marchio di fabbrica. Se te lo guadagni dall’inizio, anche se poi scadi un po’, ti resta impresso. Il che in questo caso, a parte la brutta coscienza, mi è anche stato d’aiuto.

San Vittore - Veduta panoramica
Veduta panoramica di San Vittore in Mesolcina (Fonte: www.sanvittore.ch)

Un’esperienza comunale: San Vittore, 876 abitanti

Altro discorso per l’entità politica più piccola del nostro apparato istituzionale: il Comune. E qui il discorso si fa molto più difficile. Infatti, se la vicinanza diretta con la gente ti offre l’opportunità di parlare, di spiegare, di recepire bisogni e desideri, le possibilità pratiche ed effettive, i condizionamenti imposti da leggi e regolamenti, non ti permettono di agire come le persone si aspettano da te. Ciò che porta a delusione e malcontento e stimola la diceria e il malanimo. Naturalmente bisogna anche fare la differenza tra la qualità dei mandati. Una cosa è far parte di un Legislativo, nel quale le decisioni non dipendono direttamente da te e che ti lascia una grande libertà d’azione verbale (quella che viene recepita), mentre un’altra cosa è far parte di un Esecutivo che ti lascia agire solo in base al collegio e ai mezzi dei quali disponi. L’obiettivo – mio e delle mie colleghe – quando siamo state elette nel Municipio di San Vittore (876 abitanti, paese interessante per oggetti culturali, storia, natura e con una estesa zona industriale) era chiaramente quello della vicinanza alla popolazione. Da subito stabilivamo che le Assemblee comunali si sarebbero svolte nella sala multiuso e non più in un locale medio-piccolo. Questo cambiamento voleva essere un invio di partecipazione e tutta la comunità dei votanti. Avevamo anche iniziato ad organizzare aperitivi e mercatini artigianali quali possibilità di incontro inufficiale, serate informative anche se non tutte andate in porto. Eppure, non posso dire oggi di essere soddisfatta. Dopo aver portato a termine manifestazioni riuscite (un bellissimo 1 d’agosto nel 2017 per esempio) e che non possono non aver segnalato la nostra attitudine di apertura e di impegno per il bene del paese, l’acredine di certe cerchie, la contestazione di cose che non potevamo cambiare, la puntualizzazione esacerbata di qualche nostro errore, rendevano – a me e alle mie colleghe – la vita difficile. Il sospetto, non del tutto infondato visto che viviamo in una nazione che da soli 50anni ha conferito il diritto di voto ed eleggibilità alle donne, è che si tratti soprattutto di una questione che ha le sue radici nel patriarcato. Un modello che non è facilmente estinguibile.

Tra conoscenza dei contenuti ed emozioni

Insomma, negli anni sono riuscita in diverse circostanze a far partecipare ad elezioni donne (anche uomini, ma qui il discorso è diverso perché di solito quest’ultimi sono di per sé legati ai partiti) facendo, non in tutti i casi ma nella maggioranza, esperienze di successo. Importante però è coinvolgere la base, avere una base. Anche questo mi è riuscito, con l’aiuto di altre persone naturalmente ed anche in questi casi le esperienze sono state belle. Esperienze tuttavia che tendono a finire in fretta, essendo i gruppi non inseriti nell’apparato partitico fragili in quanto formatisi generalmente sull’onda di un momento, di un tema, di un’emozione. Ne deduco che l’interesse popolare in politica non si formi tanto sulla conoscenza dei contenuti, ma sulle emozioni che rimandano a questi. Il che non è solo una buona cosa: perché su questa base possono nascere le opposizioni sane, ma anche quelle della demagogia fine a sé stessa.

L’interazione dei politici con la popolazione dovrebbe essere filtrata non solo dall’intelletto, ma anche dalla coscienza, diciamo cosi, valutativa. Era una giornata piena di sole a Coira, ero felice e stavo raccogliendo firme per un’Iniziativa quando mi ero arrestata di botto nel bel mezzo della piazza. Cosa stavo facendo? Era vero ciò che stavo facendo sottoscrivere alla gente? Avevo avuto paura: di me stessa.

*Sindaca di San Vittore, deputata al Parlamento retico a Coira, con formazione infermieristica e di pedagogia, Bachelor in Storia della Filosofia. Scrittrice, ora impegnata nell’ottenimento di un Master in Scienza, Filosofia e Storia delle religioni, con una tesi dedicata a Jeanne Hersch. La sua visione della politica: interpretare le attese delle persone e della comunità, puntando sempre alle cose belle, utili, condividendone gioie, dolori e speranze.

Nicoletta Noi-Togni