Per destreggiarsi meglio quando si entra in banca

Si parla sempre più spesso di economia e di finanza, con tutto il flusso continuo e crescente di informazioni che riguardano questi mondi. Ma c’è anche un riscontro di un pubblico che incontra difficoltà oggettive a muoversi dentro queste aree con tutte le complessità che presentano e con linguaggi spesso lontani dalla quotidianità. In questo spazio tratteremo situazioni, evoluzione, tendenze, aspetti vari convergenti sul tema generale che molti si pongono: come gestire o almeno proteggere i risparmi? Gli interventi che il curatore Enrico Moretto avranno un carattere soprattutto divulgativo, così da essere accessibili e familiari a chiunque.

Enrico Moretto*

Di discettazioni più o meno dotte su economia e finanza sono già pieni programmi TV, articoli sulla carta stampata e social media. C’è bisogno di una voce in più?

Non sempre, purtroppo, questi argomenti sono trattati in maniera chiara. A volte, anzi, l’impressione è che si faccia di tutto per complicare la comprensione di concetti che riguardano tutti noi.

È possibile parlare di argomenti come il recovery plan o il rating dell’Italia e di altri Paesi dell’UE con un linguaggio che sia facile da capire? È questa l’intenzione di questo e degli interventi che seguiranno e che hanno trovato accogliente asilo in “Atmosfere”.

Il termine economia deriva dall’unione di due parole del greco antico: oikos e nomos. Se la prima ha come traduzione “casa”, la seconda significa “legge”. I meccanismi che regolano l’economia non possono, quindi, differire più di tanto da quelli che applichiamo alla nostra domestica quotidianità.

Senza magari rendercene conto, il nostro agire nei contesti più immediati e comuni, quali fare la spesa o verificare se esiste un piano tariffario più economico per il telefono cellulare, si fonda su solide fondamenta.

Un nervo scoperto, purtroppo, c’è. Anni fa un rapporto OCSE-PISA, dove il primo acronimo sta per Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico mentre il secondo, tradotto in italiano, suona come “Programma per la Valutazione Internazionale degli Studenti”, mise in evidenza come l’alfabetizzazione finanziaria vada di pari passo con la conoscenza della matematica di base, ambito, quest’ultimo, nel quale l’Italia, ahinoi, arranca. Altrimenti detto: sapere le tabelline e non farsi spaventare dal teorema di Pitagora consente agli scolari, una volta cresciuti, di sapersi destreggiare meglio quando si tratta di leggere, per esempio, un estratto conto bancario.

Consideriamo il debito pubblico, in particolare quello stellare dell’Italia che, secondo quanto comunicato dalla Banca d’Italia al 30 settembre 2020 aveva sfiorato i 2.583 miliardi di euro (si tratta del nuovo massimo storico ).

Se c’è una cosa che proprio crea allergia nell’Unione Europea e non solo è la italica cronica incapacità di saper contenere il proprio debito. E qui va osservato che il livello di indebitamento non viene però espresso con il suo valore effettivo; è più esplicativo il rapporto tra il debito pubblico ed il Prodotto Interno Lordo (PIL). Perché? Dato che il PIL misura il valore di quanto produce in un anno una nazione, il rapporto debito/PIL indica la capacità di far fronte al debito stesso. In economia come in finanza un buon numero di informazioni essenziali vengono espresse sotto forma di rapporti e di percentuali. Anche le frazioni, quindi, tornano buone per interpretare l’economia.

*Laureato in economia e commercio,  ha conseguito un dottorato di ricerca in matematica per l’analisi dei mercati finanziari ed è ricercatore universitario presso il Dipartimento di economia dell’Università dell’Insubria.Da sempre sensibile e attento alle tematiche dell’educazione finanziaria, che sa rendere in forma molto divulgativa, accessibile a tutti.