Pinocchio: “Da burattino ho imparato che la lezione più bella è stato l’amore di Geppetto”

È una delle favole più seducenti, belle, coinvolgenti e anche tra le più conosciute e tradotte nel mondo. Ogni pagina è ricca di insegnamenti e di riflessioni, per i bambini e per un pubblico di ogni età, con un’attualità perenne. In questa “intervista”, l’autore Gianni Ballabio con la sua creatività coglie e sottolinea alcuni passaggi portanti della narrazione collodiana, soprattutto ciò che Pinocchio sa “trasmettere” con i suoi comportamenti e con le sue bugie. Il naso lungo del burattino che parla è diventato la metafora riconosciuta della bugia. Chissà chi ha detto la prima bugia della storia, forse il serpente nel Paradiso terrestre, abbindolando Eva. In ogni modo Pinocchio – intervistato – fa una immaginaria lettura in diagonale del nostro tempo e manda a dire, con caustica arguzia che devono aver trovato un rimedio al naso che si allunga, “altrimenti non circolerebbe più nessuno, perché ci sarebbero ingorghi di nasi dappertutto”. (GZ)

Gianni Ballabio*

Cosa sai dirci della tua storia?
“È stata il contrario di quello che capita solitamente. Prima si è bambini, spontanei, immediati, naturali. Poi ci si adegua, lasciando agli altri – a loro volta guidati da altri e via all’infinito – di tirare le cordicelle. Così si diventa burattini obbedienti, che recitano. Non cade nel tranello chi non deve difendere soldi, carriera, potere, e così rimane libero”.

A quale scuola sei andato e cosa hai imparato?
“La mia scuola? Le persone. Da alcuni ho appreso qualcosa, da altre nulla. Anche a scuola è così: ci si può andare e non imparare. Il mio primo maestro, si fa per dire, è stato quel povero Geppetto, buono come il pane. Mi voleva un bene grande così. Anch’io gliene volevo, seppure a modo mio. Quando lo vedevo afflitto per causa mia, avrei voluto correre subito da lui, con propositi e promesse, che poi…”.

Dal Grillo cosa hai imparato?
“Parlava e basta. Una noia. Non sapeva insegnare. Per niente. Non si può insegnare se non si vuole bene. Ho poi capito che di “grilli parlanti” è pieno il mondo. Nei problemi degli altri sono tutti professori”.

Forse hai imparato qualcosa dal Gatto e la Volpe?
“Due tipacci simili è meglio conoscerli subito, così stai attento, perché in due ceffi come quelli ti imbatti ad ogni angolo di strada. Sorridenti e imbroglioni, ma tremendi”.

Pinocchio in compagnia del Gatto e della Volpe
Pinocchio in compagnia del Gatto e della Volpe

Della Fata Turchina cosa sai dire?
“Un sogno, da inseguire tutta la vita, perché vivere significa non arrivare mai. Se pensi di essere arrivato sei finito nella noia, proprio il contrario di vivere”.

Hai fatto tappa anche nel paese dei balocchi. Cosa ricordi, magari con nostalgia?
“Gran bella scuola, ma troppo breve. Un paese di nostalgia? Forse. Quella che si portano dentro tutti. È il sogno dell’evasione, del sentirti libero, del seguire la tua strada. Non importa se poi si diventa “asini”. Un luogo comune del resto, perché l‘asino è tutt’altro che un asino”.

E tutte quelle bugie ! Perché?
“Forse una forma di difesa, ma poi mi ritrovavo con un naso impresentabile. Un vero disastro. Si vede che finalmente hanno trovato il rimedio, altrimenti non circolerebbe più nessuno, perché ci sarebbero ingorghi di nasi dappertutto”.

Quale luogo, dei tanti in cui sei stato, ti è rimasto maggiormente nel cuore?
“Ti sembrerà strano, ma se devo esser sincero, devo rispondere il ventre enorme della balena. Da far paura. Era forse il posto più brutto della terra, ma vi ho trovato la persona più buona del mondo, il mio Geppetto. Roba da non crederci”.

Quale sintesi faresti della tua vita?
“Penso di averne fatta di strada, da quel pezzo di legno che ero. Ci volevano proprio la poesia e la bontà di Geppetto per farmi veramente crescere. Soprattutto ci voleva il suo amore. Senza quello non si va lontano. Senza amore non si insegna un bel niente”.

*Nato come comunicatore, vocazione che ha coltivato e sviluppato in continuazione, Gianni Ballabio non si è mai fermato nelle posizioni – pure ragguardevoli – che ha raggiunto. Dapprima è stato docente di scuola media, poi è diventato direttore della scuola media di Balerna e, in parallelo si è pure impegnato in politica, al servizio della sua comunità, a Morbio Inferiore, e per la Diocesi di Lugano. Ha comunicato con molti linguaggi, considerando di volta in volta i diversi destinatari: gli allievi, i lettori di giornali e riviste con i quali ha collaborato e continua a farlo, fino al teatro, autore di molti testi messi in scena. Possiede un linguaggio che raggiunge il lettore e lo spettatore, con perfetto mix di intelligenza e sensibilità.