La collera delle donne offese, se diventa massa, può fare cambiare le leggi, rendere efficienti gli indagatori, prendere di mira i prepotenti.
Dacia Maraini, Corriere della Sera
Era stato previsto. Purtroppo. L’anno scorso, al primo apparire sulla scena del “coronavirus” – e si era di questi tempi – in un’intervista con Paolo Crepet, si era anticipato questo scenario della violenza che a lungo andare – con il confinamento coatto – si sarebbe prodotto all’interno della famiglia, soprattutto la famiglia fragile, magari già un po’ scricchiolante o lacerata, quindi vulnerabile. È quanto sta accadendo: e con una frequenza impressionante. In soli 39 giorni, dall’inizio dell’anno a oggi, in Italia ci sono stati 8 femminicidi, due nell’ultima fine di settimana, uno alle porte di Milano e uno a Palermo.
Per la psichiatra e psicoterapeuta Federica Mormando “la convivenza forzata manda al massimo l’intolleranza anche reciproca. L’aumento di nervosismo per difficoltà economiche, pure. La presenza dei bambini che fanno rumore anche. La mancanza dello sfogo fuori casa, pure. L’uso aumentato dei cellulari, con relativo controllo di chi ha fissazioni di gelosia o in generale persecutorie collabora. In caso di separazione, lo stare in casa magari da soli aumenta la confabulazione e la perdita dei pochi confini razionali di queste persone. Tutto questo su personalità instabili, incapaci di dominare gli impulsi”.
Dacia Maraini: prime vittime di una cultura della predazione

“Tutti sanno che il problema è vasto e profondo ha scritto Dacia Maraini – che la violenza cittadina è in crescita, che le donne sono le prime vittime di una cultura della predazione, che nasce dalla paura, dalla crisi, dalla frustrazione, dall’odio per i diritti civili, dalla avversione per le regole sociali, dal disprezzo nei riguardi dei più deboli. Tutti atteggiamenti culturali, figli di modelli perversi”.
La scrittrice ha anche analizzato le cause di questa miscela killer: “Di fronte alla richiesta di più libertà e autonomia, il mondo androcentrico, o per lo meno quello degli uomini che si identificano con i privilegi storici che da secoli appartengono al loro sesso, rifiutano furiosamente il cambiamento e si armano di disprezzo e di rabbia vendicativa. Pronti a “farla pagare” a qualsiasi donna si trovi sulla loro strada. Naturalmente se la donna è giovane e bella, la loro azione dimostrativa avrà più peso”.
Federica Mormando: i media e la celebrazione degli assassini

“Le condizioni sono ideali per lo scoppio della delinquenza – riprende Federica Mormando –: sei la mia nemica mi fai solo del male mi tradisci, devi sparire. Mi devo vendicare togliendoti i figli. E le uccisioni dei figli stanno aumentando: non sono figli, sono oggetti per le vendette. Non dimentichiamo il potere dei media che esaltano gli assassini, ripetendo per giorni le vicende delittuose: non parlano di punizioni tremende, non dicono che sono dei poveretti. Nulla di eventualmente scoraggiante. Rimedi? Bloccare un po’ i media e mettere in atto punizioni immediate ed esemplari…”. Forse bisogna inasprire le leggi per arginare una sopraffazione che finisce nel sangue.
C’è da chiedersi anche perché molte donne, nonostante le umiliazioni incredibili e le angherie fino a intollerabili percosse, sono portate a non denunciare, a vivere una tirannia nel silenzio.
Anna Oliverio Ferraris: problemi di coppia irrisolti

“È un atteggiamento molto frequente nelle donne che vengono picchiate – spiega Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dell’età evolutiva, psicoterapeuta e scrittrice – . Quando un rapporto di coppia è violento, la donna soffre, piange, fa la pace, si riprende il cammino, per un po’ si va avanti, fino alla prossima. A volte si è in presenza anche di episodi di sessualità sadomasochista. Le ricadute nello stesso tipo di violenza sono reiterate perché non si risolvono i problemi di fondo nella relazione, prima fra tutte la questione su come gestire la conflittualità. Si ondeggia tra momenti di serenità e di burrasca anche molto aspra. La donna, in genere, è la più disposta a perdonare, anche perché dopo molte liti gli uomini sono infantili, si mettono a piangere come bambini, riconoscendo di aver sbagliato e facendo propositi di riscatto. Con questi meccanismi, è la donna in genere che fa un passo indietro, pagando poi spesso con ferite che non cicatrizzeranno più e purtroppo anche con la vita”.
Giuseppe Zois