Quando si spezza l’ultimo battito del cuore

Uomo, dovesti guardarti quando compi simili azioni, quando degradi te stesso, quando diventi Caino. Vedresti una belva che si scaraventa sulla vita, la rinnega e strappa ogni legame con l’universo femminile…

Scrivo a te, uomo, che usi il corpo della donna per insultarlo ed oltraggiarlo con la tua violenza, fino alla morte. E che morte, troppo spesso: nella barbarie più totale.
Nonostante tutto ti chiamo “uomo”, anche se le tue azioni mi farebbero pensare che tu non lo sia più e hai svenduto a basso prezzo la tua dignità.
Vorrei cominciare a spiegarti cos’è l’uomo per una donna.
Che sia padre, amico, amante è innanzitutto una mano da stringere e con la quale guardare oltre l’orizzonte. È la protezione che la fa sentire bene ed al sicuro, sono due braccia che stringono; è la forza delicata, è il confronto, è la persona alla quale dedica le prime tenerezze e con il quale sogna il domani.
E una donna non è solo corporeità. Soprattutto non è un corpo da sferzare con la violenza della tua insoddisfazione e della tua miserabilità.
Quando prendi il suo corpo e ne abusi, tu oltraggi e stupri in lei la bambina che è stata.
Le sue speranze, i sogni, le risate argentine, le corse e le ingenuità.
Tu violenti la figlia che avrai o di cui sei già padre. Poiché in quel corpo, immiserito dalla tua prepotenza, è racchiuso lo sguardo di tua figlia.
Quando prendi il suo corpo, tu disonori la ragazza che ti ha fatto sognare, di cui ti sei innamorato, per il cui sorriso hai fatto strade che mai avresti percorso. La stessa ragazza che ha accettato di amarti e di condividere la sua vita con te.
Quando prendi il suo corpo tu sfregi la maternità.
Oltraggi tua madre che ti ha nutrito e cullato e ti ha cantato ninne nanne. Neghi le braccia che ti hanno accolto bambino, le voce che ti ha sussurrato parole dolci, le mani che ti hanno difeso. La sua premura, i sorrisi, la comprensione.
Quando stupri una donna, tu offendi le donne della tua vita.
Colei che ti ha generato e partorito; colei che ha giocato con te; colei che ha raccolto i tuoi primi sguardi e ti ha amato; colei che hai cullato fra le braccia.
Una donna non è un contenitore in cui gettare un seme inutile ed arrogante.
È al contrario un vaso di alabastro che contiene e accoglie l’altra anima. La tua.
Non la tua violenza, non le ferite e la morte che infliggi.
Uomo, dovesti guardarti quando compi simili azioni, quando degradi te stesso, quando diventi Caino.
Vedresti una belva che si scaraventa sulla vita, la rinnega e strappa ogni legame con l’universo femminile.
E ciò è innanzitutto odio verso te stesso e verso la tua vita.
Poiché un uomo non può dirsi tale se non ha dignità.
E la donna dimenticherà le tue mani che invece di proteggerla
le hanno brutalmente tolto il respiro, spezzato l’ultimo battito del cuore.

Domenica Salvi

Domenica Salvi