Salviamo i paesi delle nostre valli dal rischio di spopolamento

Non è facile tentare di trattenere gli abitanti nelle terre alte e magari favorendo il ritorno di alcuni che sono partiti. Il lavoro da casa potrebbe costituire una bella e concreta attrattiva, ma c’è tutta una serie di incentivi e di procedure per concretizzare l’ambiziosa prospettiva.

Gabriella Pezzoni Borgnis*

C’è un futuro, e quale per i paesi delle nostre valli? Si riuscirà a frenare il loro crepuscolo? Riallacciandomi al mio articolo precedente sullo spopolamento delle valli del Ticino, del 5 aprile 2021, sono convinta che c’è ancora molto da fare per incentivare le giovani famiglie a restare in montagna, quindi in zone periferiche con gli inevitabili “pro” e “contro”, luci e ombre, vantaggi e svantaggi. Dimensione umana da una parte, ma disagi che sono ben noti a quanti vivono nelle terre alte. Non è una sfida facile quella di trattenere gli abitanti nei paesi dove hanno resistito le generazioni passate, pur tra le fatiche immaginabili, lacerazioni e distacchi di forze che dovevano fare la valigia e andare altrove per trovare lavoro o rassegnarsi a una vita di grandi sudori, da stelle a stelle.
È abbastanza utopistico trovare giovani famiglie che decidano di vivere nei paesi delle valli, a meno che lavorino nel settore primario e abbiano inventiva per far conoscere e promuovere la loro produzione, così da guadagnarsi di che vivere. Il ventaglio può essere ampio: dai prodotti dell’alpe, con i formaggi in testa, agli agriturismi con i B&B (Bed and Breakfast) che sono una nuova, moderna e crescente forma di alloggio turistico informale. Le zone di alta valle saranno sempre concepite come aree di svago per chi proviene dagli agglomerati urbani e per i turisti.
È pur vero che sale il gradimento di molte persone per le nostre valli, soprattutto in questi tempi di covid-19 e di limitazioni per gli elevati rischi di viaggi e vacanze all’estero: le destinazioni più gettonate però sono quelle non troppo discoste dai centri urbani. Quanti se lo possono permettere, prediligono o comunque orientano le loro preferenze su casette moderne, magari a schiera, con giardino. Un sogno non impossibile, anzi: la prova è data dall’afflusso nei paesi e dalla scelta di questa opzione.

Progressi innegabili, ma bisogna accelerare

Va osservato però che nonostante l’arrivo di internet anche in realtà territoriali remote – ciò che favorisce l’opportunità del lavoro da casa – e pur con il potenziamento delle corse dei mezzi pubblici da e per le città, la presenza in loco di negozi di prima necessità, gli scogli sono ancora molti e ardui da aggirare. Si sono fatti progressi anche in materia di assistenza sanitaria con medici di base e dentisti, con scuole dell’obbligo che offrono una didattica qualificata, con offerta di servizi per gli studenti (mensa, doposcuola, infrastrutture sportive, ecc.) e anche la cultura è parecchio migliorata nell’offerta. Ecco, nonostante gli innegabili miglioramenti, restano molteplici le difficoltà da superare per quelle giovani coppie che decidono o vorrebbero stabilirsi nei paesi di valle, dentro stabili disponibili o ereditati, ma da riattare o con la disponibilità di un terreno su cui costruir casa. Bisognerebbe andare incontro a chi manifesta simili intenzioni con una politica che favorisca l’ammodernamento di case vecchie, così che rispondano a criteri accettabili di confort e di vivibilità. C’è uno standard di comodità che è nelle attese di chiunque.
Come si fa a favorire e incentivare una rinascita dei nostri villaggi se non ci sono agevolazioni per la ristrutturazione di abitazioni, ma burocrazia e spesso anche opposizioni di principio di taluni confinanti?

Una politica al servizio della comunità

Se non si sveltiscono gli iter, ogni ritardo può portare a desistere, scoraggiando anche chi vorrebbe risalire piuttosto che scendere verso il piano in cerca delle annesse opportunità.
Dal punto di vista della politica comunale si sono addizionati – nel corso degli anni – parecchi ritardi ed errori, spesso per mancanza della necessaria lungimiranza. C’è da sperare con le aggregazioni comunali e una visione più ampia e con meno particolarismi, possano allargarsi gli orizzonti. In politica è richiesta la volontà di mettere le attese della collettività al di sopra di tutto. È la politica che deve interpretare urgenze e priorità della gente: una politica al servizio prioritario della comunità per dare saldezza e consistenza al futuro. Certi eccessi potranno anche salvaguardare l’identità del passato, ma non potranno tamponare l’emorragia di partenze e il progressivo decadimento degli stessi edifici, quando questi vengono abbandonati.
Secondo me, per un incremento demografico nelle nostre valli occorre incoraggiare la possibilità di ristrutturare immobili con normative precise – certo, perché i regolamenti ci vogliono – ma chiare e snelle, abbassando le asticelle della burocrazia. E allora sono convinta che le nostre case e piazzette di paese tornerebbero ad animarsi con bambini: che sono la miglior garanzia di avvenire per le terre alte.

*Maestra per una vita, vive a Giumaglio. Dal 1973 e fino al 2013, per qualcosa come 40 anni, ha insegnato alle elementari di Minusio. Il suo motto: “L’intelligenza passa attraverso l’umiltà”. Nell’anno scolastico 1998-99 ha curato con la sua classe una interessante ricerca sui “ricordi di scuola”, pubblicata sul “Giornale del Popolo”. È attenta al magistero della piccola quotidianità in cui viviamo: ogni giorno possiamo imparare qualcosa per camminare la vita.

Gabriella Pezzoni Borgnis