Il 7 marzo si voterà in Svizzera su tre temi, tutti ad alta sensibilità: l’iniziativa popolare “Sì al divieto di dissimulare il proprio viso”; Legge federale sui servizi d’identificazione elettronica (Legge sull’IE) e Accordo di partenariato economico con l’Indonesia. Il radar dell’interesse e del confronto è assai puntato sull’iniziativa popolare. Molto interessante questa lettera di Franca Martignoni Frischknecht che porta la sua esperienza diretta e concreta:
Ho lavorato per molti anni con le famiglie musulmane di diverse etnie, nell’ambito della mia professione. Mai conosciuta una donna che volesse liberamente, senza la costrizione maschile, indossare il velo integrale o parziale (solo scoperti gli occhi). Anzi ricordo con emozione i racconti della loro “sensazione di rinascita” quando potevano togliere il velo parziale poiché i mariti glielo permettevano. Come ad esempio dopo la campagna di sensibilizzazione, a favore dei diritti delle donne, che fece il presidente Josip Broz Tito nel Kosovo.
La votazione del 7 marzo in Svizzera giustamente non vieta la libertà di indossare il velo sul capo, come fu in passato anche per le nostre donne contadine e anche nostro segno di rispetto religioso. Ho ascoltato la dolorosa testimonianza delle giovani figlie musulmane, che volevano integrarsi contro il volere dei genitori. Le ho sostenute ed accompagnate a lottare per loro e anche per il futuro delle loro sorelline. Così fu per noi donne della mia generazione, la lotta per la parità dei diritti. Queste giovani non vogliono il velo in nessun modo, vogliono essere libere di potersi vestire come noi. Ma come possono opporsi contro il volere dei genitori, quando anche lo Stato stesso dà ragione al retrogrado pensiero dei genitori, per nulla integrati, e non alle loro figlie? La tanto decantata libertà nuoce gravemente alla libertà ed integrazione, faticosamente ambite dalle nuove generazioni di giovani donne musulmane.
Franca Martignoni Frischknecht
Comano