L’ansia sociale come scoria del coronavirus. Ma anche qualche effetto collaterale positivo

La pandemia che ci sta condizionando la vita da ormai 14 mesi, ha procurato parecchie deflagrazioni sociali. Avranno da lavorare e non poco psicologi e psichiatri: pensiamo soltanto al carico di paure, angosce, insicurezza, diffidenza, inclinazione alla solitudine. Come rovescio della medaglia, ci ha fatto recuperare valori che avevamo perduto di vista, nella frenesia dei giorni che andavamo vivendo.

Quando una Valle perde l’occasione per rivendicare considerazione, diritti e dignità

Come tanti, avevo sperato che tra le numerose brutte conseguenze della pandemia, in una terra simbolo per come è stata martoriata dal “covid-19” ce ne sarebbe stata anche una buona, e cioè quella di cambiarci un po’, noi montanari, nel senso di farci svegliare e di aprirci un po’ gli occhi sulle responsabilità di quelli che guidano la politica. E invece niente, purtroppo il “risveglio” non si è verificato. E questa è la testimonianza che mi sento di dare come giornalista in nome di una terra e della sua gente.
Un messale sull'altare

Questo tempo e questa Pasqua ci pongono un interrogativo cruciale: che cristiani vogliamo essere?

Come e quanto sono cambiate le pratiche religiose con la pandemia? E la frequenza nelle chiese? Un viaggio dentro l’anima della comunità in quest’anno sconvolto in molte abitudini dal coronavirus e dalle preoccupazioni e paure che lo stanno ancora contrassegnando. Dice don Mauro Bassanelli: «La pandemia ci ha fatto riscoprire l’essenza del messaggio evangelico: meno attivismo, meno corse, meno “fare” e in compenso supplemento di sensibilità e attenzione e maggiore vicinanza alle persone nella loro quotidianità vissuta».