Tecnologia, divinità sempre più pervasiva. E intanto calano i nostri spazi di libertà

Dio ti benedica, figlio mio. Io ti darò la gemma più preziosa che possiedo: ti svelerò la vera organizzazione della Casa di Salomone. Fine della nostra istituzione è l’ampliamento dei confini del potere umano verso la realizzazione di ogni obiettivo e l’effettuazione di tutte le cose possibili. Ti rivelerò i mezzi e gli strumenti che possediamo e i diversi impieghi, le officine meccaniche dove fabbrichiamo macchine e inventiamo strumenti… e tutto per migliorare la nostra vita”
(Francesco Bacone, filosofo e politico inglese, 1561-1626, “Nuova Atlantide”)

Marianna Colavolpe*

TUTTO PER MIGLIORARE LA NOSTRA VITA: così, Francesco Bacone, filosofo inglese del Seicento ricordato come il “profeta della tecnica”. Entusiasta del potere che la tecnica avrebbe messo nelle mani dell’uomo, consentendogli di adattare la natura ai propri bisogni, arrivò a fare di essa un idolo e quasi una religione. Vagheggiava un tempo in cui l’umanità, grazie alle potenti macchine inventate, si sarebbe liberata dai mali e sollevata da tutte le sue fatiche. Un’umanità che avrebbe trovato la dimensione della felicità, come nella civiltà immaginaria della “Nuova Atlantide”. Si era nel Seicento, e molti opponevano che mai ci sarebbe stata una supremazia della tecnica nella vita dell’uomo. E invece, ci sono voluti secoli, ma ci siamo arrivati!
Ora, tecnica e tecnologia, che di essa studia e pianifica tutte le possibili applicazioni, troneggianti e potenti come divinità, sono divenute costanti presenze, inseparabili dalle nostre giornate e ci orientano, guidano le nostre azioni, e in qualche modo muovono i fili della nostre vite, come in un teatrino di docili marionette. Sì, e non sembri eccessivo ciò che affermo, perché vedo abbastanza chiaramente che la tecnologia, sempre più sofisticata e pervasiva, sta riducendo via via i nostri spazi di libertà, e mentre ad essa ci genuflettiamo come davanti ad un totem dei tempi moderni, rinunciamo al nostro tempo libero, alla possibilità di scegliere in autonomia e persino alla nostra intimità. Mi colpisce come tanta gente abbia spostato la propria esistenza quotidiana sulle reti virtuali, mettendo in piazza se stessa in ogni azione, anche la più privata e confidenziale. Dimostrazione di quanto se ne sia soggiogati, più o meno consapevolmente.

UNA CREATURA CON ECCESSO DI POTERE – Ma questo rapporto tra l’uomo e la tecnologia, di cui l’uomo stesso è creatore, ha una doppiezza inquietante, perché da una parte non si riesce a farne a meno, né si possono disconoscere i grandissimi benefici che ci porta, dall’altra si vede aumentare a dismisura il potere della nostra creatura che, via via, sta invadendoci e mettendo a rischio la nostra autonomia. E viene da chiedersi: si riproporrà il mito di Zeus che diventa tanto potente da sottomettere il proprio genitore, Crono? Certo è che questo rapporto, ormai gestito da pochi, sfugge al controllo dei più e potrebbe diventare, per tutti noi che lo subiamo, una specie di blob letale.
Intanto già ne siamo invischiati. E come non credere a chi, già secoli orsono, ci aveva fatto intravedere la possibilità di potenziare, grazie alla tecnica, la nostra influenza sulla natura, attenuandone gli aspetti più deleteri e sfruttandola al meglio? E come non consegnarci fiduciosi alla moderna tecnologia, riconoscendo che con essa si sono ampliate enormemente le nostre possibilità:

  • di curare malattie,
  • sfruttare energie naturali,
  • muoverci velocemente sulla terra e nello spazio,
  • comunicare in tempo reale con voce e immagini,
  • e si deve pure ammettere che gli scambi economici si sono globalizzati,
  • e l’informazione su luoghi, fatti e persone si è fatta serrata, grazie alle tecnologie comunicative.

Insomma, è sotto i nostri occhi la mole di possibilità offerte dagli strumenti che, in ogni campo, possiamo utilizzare. Così è stato legittimo, forse, cullarsi e compiacersi nell’idea che grazie all’avanzare della tecnologia avremmo avuto vita più agevole e, in un certo senso, non ci sbagliavamo.

Vari social network

Attenti al rischio. Se il potere della tecnologia diventa tecnologia del potere

LA DOMANDA CRUCIALE – Ma, tutto questo migliora davvero la nostra vita? Ora, dopo la “grande abbuffata”, cominciamo a vedere che in realtà il potere della tecnologia non riesce a dare all’uomo il potere della felicità, e siamo anzi una civiltà in crisi, con un’insoddisfazione che nessuna tecnologia riesce a placare.
Se usciamo dalla sbornia tecnologica, ci accorgiamo che non siamo felici:

  • se la nostra esistenza viene modellata dall’esterno, giorno dopo giorno, su bisogni e interessi che forse non sono davvero i nostri;
  • se scorgiamo più distintamente il rovescio di questa medaglia, scoprendo che mentre molto ci viene dato dalla quantità e qualità di strumenti di cui disponiamo, molto è anche quello che ci viene tolto.

E la grande crisi, che da un anno ormai ha stravolto le nostre esistenze, e costringe ognuno a ripiegarsi su se stesso tra le quattro mura di una stanza entro cui svolgere qualsiasi attività, se ha fatto emergere in modo significativo l’utilità della tecnologia, ha fatto anche deflagrare i rischi dell’eccesso di potere che la tecnologia ha acquisito sulle nostre vite.
Possiamo:

  • comunicare con persone care da cui siamo da tempo separati,
  • aggiornarci su ciò che accade nel mondo,
  • lavorare da casa in smart working, lavoro flessibile dicono,
  • studiare, meglio che niente, con la didattica digitale,
  • provare a risolvere i problemi gravi per la nostra salute.
Computer, tablet e smartphone

LIBERTÀ DI PENSIERO E VOLONTÀ DECISIONALE – Siamo però costretti a modificare il nostro modo di vivere, adattandoci a ritmi che ci incalzano o ci frenano e sovvertono la scansione abituale delle nostre giornate. Una vera e propria overdose dicomputer, cellulari, posta elettronica, sms divenuti quasi unici mezzi per tenere il filo dei rapporti affettivi, sociali, lavorativi, mentre uffici, aziende e scuole restano chiuse e le città desertificate. Così si va affermando un sistema di vita che, organizzato su modalità tecnologiche, c’impegna per un tempo indefinito, senza limiti di orario e ci induce a comportamenti ripetitivi che, senza dubbio, alla lunga non possono essere salutari. Adulti e, soprattutto, giovani, senza fare alcuna resistenza e senza farci domande, rischiamo di cedere la sovranità del nostro mondo esistenziale a sistemi, apparentemente innocui, che invece ci “osservano” con occhi indiscretie ci chiedono di accettare le regole di un gioco che, di fatto, ci viene imposto. Influenzando la nostra libertà di pensiero, si condiziona anche la nostra volontà decisionale. È bene alzare la guardia e fare buon uso della tecnologia, ma evitare di consegnarci ad essa come paladini ingenui. L’invasione tecnologica non deve trasformare o ridurre la bellezza del nostro essere umanamente limitati, imperfetti, inesperti, lenti, ma liberi di pensare, di organizzare le nostre giornate, di tenerci cara la nostra intimità, di scegliere quale vita vogliamo vivere. Perché il potere della tecnologia non diventi la tecnologia del potere.

*Romana di nascita e veneta di adozione, laureata in Filosofia, abilitata anche all’insegnamento di pedagogia e psicologia. Tra i banchi della scuola ha lavorato con la consapevolezza che essere docente e guida per tanti allievi rappresenti un  impegno di grande responsabilità ed entusiasmante al tempo stesso. Ha anche conseguito la specializzazione e il titolo di Storico dell’Arte e in tale veste ha collaborato con alcune Soprintendenze dei Beni Culturali, per la catalogazione di opere d’arte. Tra gli interessi più tenacemente coltivati c’è il piacere della relazione comunicativa con gli altri, che trova anche nella scrittura quale mezzo efficace per essere espressa.