Un bel posto in cui abitare alla scoperta del cuore

Domenica Salvi*

Sovente lo trascuriamo, lo abbandoniamo alle intemperie e all’incuria. Così da essere soffocato da una vegetazione brulla e impervia.
Eppure è un bel posto in cui sostare, abitato da un silenzio saggio e ponderato, da una solitudine creativa e feconda.
Ci sono tornata spesso in questo periodo di stagnazione e di distanze. Poiché sono proprio i periodi di sofferenza e di sacrificio che ci interpellano in maggior misura e ci impegnano al recupero di risorse per affrontare la vita.
Sinceramente devo ammettere che ho faticato a tornare là, ad abituarmi al fievole profilo delle sue stanze, alla sua incerta quiete.
Ed è una difficoltà propria dell’umanità di oggi, i cui giorni sono proiettati verso l’esteriorità e il visibile, in competizione o in emulazione con le voci del mondo.
Eppure questo rimpatrio è una sfida a cui non possiamo sottrarci: prima o poi intervengono delle condizioni tali che in quel posto bisogna ritornarci.
È la nostra interiorità. Il cuore, se preferiamo.
Il luogo dove siamo chiamati a sfogliare, senza alfabeti mendaci e interpretazioni apocrife, la nostra anima.

Le persone che incontriamo

Troppo spesso siamo soffocati da turgidi clamori, da straripanti rumoreggiamenti e smarriamo la strada per entrare in noi stessi. La nostra esistenza è una proiezione in uscita, raramente in entrata. È una immersione, più che un innalzamento.
Le persone che incontriamo ci invadono di chiacchiere; quando parlano si rivolgono al nostro abito, al corpo, alle abilità e alle competenze. Ragionano di lavoro e di economia, di obiettivi e di progetti. Ci sfiorano e ci sfioriscono.
Ci sfiniscono con un eloquio sterile e scialbo.

Giovane solitario di spalle

La strada verso noi stessi

Nel mio ritorno, ho dovuto abbandonare anch’io le calzature della sicurezza ingannevole, i fardelli di inutili e pretenziose parole, i tumulti e le sovversioni dei pensieri.
Mi sono discinta di ciò che non era indispensabile e mi sono ritrovata fragile e disarmata.
Quasi indifesa.
Però ho ritrovato l’amicizia verso me stessa e una sorta di benevolente fiducia.
Mi sono accovacciata sul pavimento che rifletteva la mia povertà; ho socchiuso gli occhi e atteso che il silenzio arrivasse con passi lievi, per sedersi accanto a me.
Qui ho riguadagnato il mio passato e l’ho rivisitato come in una pellicola. A volte era in bianco e nero; altre a colori con sfumature delicate e gioiose.
Ho rivisto persone che ho amato e da cui sono stata amata, il loro pensiero, il senso di libertà, l’equilibrio, gli insegnamenti. Ho avvertito su di me lo sguardo dei valori e delle cose autentiche e semplici. E mi sono riscoperta vulnerabile e resiliente nel contempo.

Donna sola su strada nel bosco

E ho ritrovato la voce del cuore

Soprattutto ho ritrovato la voce del cuore, quella che mi parla e mi interpella senza maschere o mistificazioni; quella che mi accetta nella mia interezza, senza esigere sembianze diverse.
Ho recuperato il lessico del cuore, appassionato e sincero, che comunica attraverso gli occhi e ha i sussurri di una carezza e di un abbraccio. Inumidisce gli occhi perché sa liberare l’empatia che abbiamo dentro.
Mi sono confrontata con il senso della vita, con la pietà e la compassione per la debolezza e la povertà dell’uomo. Pure con Dio e con la sua lontananza.
E quanto sono stata felice, quando qualcuno è riuscito a spingersi fin sull’uscio dell’anima e, con grazia, ha interpretato la poesia che avevo creato.
Allora ho compreso che le pagine della mia vita, scritte lungo giorni felici o tristi, non erano andate perdute e che l’ interiorità è un tesoro e la sicura casa a cui tornare.

*Docente, editorialista e scrittrice. Vive in una realtà di valle alpina ma ha lo sguardo lungo e il respiro grande di chi sa guardare le cose che contano, i valori che non mutano, l’umanità che dev’essere alla base delle esistenze singole e della comunità. Si impegna attivamente per educare e sostenere nel concreto iniziative di solidarietà.

Domenica Salvi