Valentino, il santo degli innamorati: solo l’amore potrà salvare il mondo

La vita tessuta dall’amore non è di una stoffa solo umana, è fatta di fili e trame che appartengono alla Memoria di Dio, dove niente di ciò che è fatto e detto per amore può essere rovinato o andar perduto, ma rimane.
(Alessandro D’Avenia, Corriere della Sera)

Iniziamo da questo numero una nuova rubrica. Sarà un appuntamento mensile lungo un percorso intrigante: Gianni Ballabio proporrà ogni mese un’intervista impossibile e immaginaria a un Santo popolare. Il 14 febbraio c’è San Valentino, la festa degli innamorati. Il prossimo mese l’intervista sarà con San Giuseppe.

Gianni Ballabio

Sei stato eletto vescovo di Terni in giovanissima età. Cosa ricordi di quell’esperienza.
Sono nato a Terni nel 176. Convertito al cristianesimo, venni eletto vescovo di quella comunità. Conservo ricordi preziosi di quegli anni. La nostra vicinanza temporale alla prima Chiesa, quella che aveva ricevuto la testimonianza diretta dagli apostoli, ci permetteva di vivere la radicalità del Vangelo, con gioia e fedeltà. Furono anni preziosi, direi quasi un privilegio.

Ben presto però hai lasciato Terni per Roma. Per quale motivo?
A Roma infuriava la persecuzione contro i cristiani, decisa dall’imperatore Claudio II, detto il Gotico. Sentivo il dovere di stare vicino a quei martiri che testimoniavano la fede con la loro vita.

Il cambiamento dei cuori

Perché tanta violenza contro i cristiani, mentre vivevano tranquille e indisturbate a Roma altre espressioni religiose?
La risposta è semplice. La politica romana rivolta alla conquista violenta e all’egemonia sul mondo di allora temeva la proposta cristiana con il suo messaggio di fraternità universale, di amore e di pace. I Romani vedevano nel cristianesimo una minaccia al loro imperialismo e al loro sfruttamento di persone deportate dalle terre conquistate e sfruttate come schiavi. Per questo uccidevano i cristiani, affinché il loro messaggio non si diffondesse. Ma il cristianesimo non voleva affatto distruggere Roma. Il suo obiettivo era quello di cambiare i cuori, perché il messaggio del Maestro arrivasse ovunque. La persecuzione voluta da Roma era quindi una scelta politica. Ed era pure una dimostrazione chiara che la Chiesa rimaneva fedele al suo Maestro morto su una croce. Giunto a Roma restai vicino ai fratelli perseguitati, che vivevano la missione della testimonianza fino alla morte.

Anche tu sei stato imprigionato come cristiano.
Al processo dimostrai con chiarezza la falsità di tante religioni e la verità del cristianesimo. Alla fine del mio intervento l’imperatore stesso approvò la mia saggezza. Suscitando la forte reazione di coloro che stavano al suo fianco, non decise per la mia morte, ma mi affidò a un nobile romano sperando che mi ravvedessi e lasciassi quella religione che Roma vedeva come una grande nemica.

In seguito però ti riportarono in prigione e ti condannarono a morte per decapitazione.
Avvenne con l’imperatore Aureliano, come la logica politica di allora imponeva. Affrontai la morte con forza e serenità, convinto che la mia testimonianza sarebbe servita. Era il 14 febbraio 273.

Quale eredità pensi di aver lasciato?
Ho lasciato la mia testimonianza per il Signore Gesù, nella consapevolezza che il sangue dei martiri generava nuovi cristiani. Andando alla morte mi sentivo vicino al Maestro, che aveva testimoniato la verità e la nuova vita fino alla croce.

“Io” e “tu” da trasformare in “noi”

Perché sei stato scelto quale protettore degli innamorati?
Non so cosa rispondere a questa domanda. Lungo gli anni sono nate leggende e tradizioni per motivare quel mio patrocinio. Forse perché la mia morte è avvenuta verso la fine dell’inverno, mentre all’orizzonte si avvertiva l’arrivo di una nuova primavera. Anche l’amore, se vero e sincero, è novità e bellezza, come la primavera. Come un fiore.

Il compito di un patrono è quello di intervenire a favore dei suoi protetti?
Noi crediamo in Dio, infinito Amore, che non ha bisogno di intermediari per far giungere il suo amore e la sua protezione a tutti. “Anche i capelli del vostro capo sono contati”, leggiamo nel Vangelo. Il patrono non è un protettore, ma un esempio, un maestro, una guida.

Cosa significa amare? Cosa risponde il patrono degli innamorati?
Vuol dire costruire una vita insieme; trasformare un “io” e un “tu” in un “noi”. Significa essere insieme sempre: nella prova, nel dolore, nella gioia, nella speranza, nella fiducia. È stato scritto che l’amore non è un guardarsi negli occhi, ma camminare insieme verso la pienezza della vita.

Cosa potresti rispondere a chi ti chiede cosa sia la pienezza della vita.
Significa realizzare quel progetto di amore per il quale il Padre ci ha chiamati all’esistenza per il tempo e per l’eternità. Sembrano parole difficili, ma se ascolti con sincerità e senza preconcetti il tuo cuore, sentirai che non è così. Il cuore infatti ha bisogno di dare e ricevere amore. È un cammino lungo, un impegno, una strada proiettata sull’infinito di Dio, che è infinito amore. Aveva ragione chi ha scritto che l’amore salverà il mondo.

Nato come comunicatore, vocazione che ha coltivato e sviluppato in continuazione, Gianni Ballabio non si è mai fermato nelle posizioni – pure ragguardevoli – che ha raggiunto. Dapprima è stato docente di scuola media, poi è diventato direttore della scuola media di Balerna e, in parallelo si è pure impegnato in politica, al servizio della sua comunità, a Morbio Inferiore, e per la Diocesi di Lugano. Ha comunicato con molti linguaggi, considerando di volta in volta i diversi destinatari: gli allievi, i lettori di giornali e riviste con i quali ha collaborato e continua a farlo, fino al teatro, autore di molti testi messi in scena. Possiede un linguaggio che raggiunge il lettore e lo spettatore, con perfetto mix di intelligenza e sensibilità.